Articolo 31 - (2003)
Il nuovo album prende tutto il peggio sentito in “Domani Smetto” e lo porta a diventare regola: le (scimmiottesche!) influenze ska, il cantato nauseante (basti ascoltare “Senza Dubbio”), la ricerca della metrica facile: insomma un pop da 4 soldi, ma...
Ma poi spuntano pezzi come la title track, oppure “Sputate al Re”, e l’album riprende quota, obbligando l'ascoltatore a rivalutare tutto in maniera spontanea, quasi ovvia.
La realtà è che il suono, la musicalità dei brani e l'estetica stessa sono- a voler essere larghi di manica- mediocri, e i testi non vanno oltre un'inadeguatezza piuttosto pesante. Quello che intendo mettere in risalto è la volgarità spicciola di “La canzone del dito”, un brano che manca di quel ironia apprezzata in molti dei lavori precedenti, e la superficialità della dialettica di “La nuova stella del pop”, non sufficiente a soffermarsi criticamente sulla mercificazione della musica tanto cara a certi “produttori”: insomma si poteva andare giù anche un po’ più pesanti! Anzi, si doveva picchiare decisamente più duro per mantenere inalterato il senso di arruffapopoli che gli Articolo 31 si portano dietro dai tempi di "Strade di città"!
Gli Articolo 31 sono entrati in agonia dopo “Nessuno”, e con questo album dimostrano che la ripresa è ancora decisamente lontana. Voto:5
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