Barry White (& the Love Unlimited Orchestra) - (1974)
L’album apre su un ossessivo beat e tastiere che introducono un sound di ampio respiro, per quanto un po’ cupo, come se il pezzo non riuscisse mai a lasciarsi andare del tutto, con violini e chitarre a supporto di una batteria molto battuta su rullante e charleston, e fiati a sottolineare i cambi. Il tutto ovviamente condito dalla voce di The Man, sempre calda e sensuale. Poi le cose si complicano...
Si passa da un leggiadro beat anni ‘70 con chitarra “slappata”, violini quasi sempre in loop e fiati a tener su la melodia. La cosa che più colpisce (nel mio caso in negativo) è il fischiettio che compare qua e là (in “Killer’s Lullaby” soprattutto) durante l’incedere del disco.
In compenso non mancano suggestioni particolari- oserei dire progressive- in alcune parti, e l’inserimento di percussioni particolari (ad esempio in “Theme from Together Brothers”) che vivacizzano le melodie tendenti al monotono presenti in quasi tutti i brani. La presenza di sequenze “d’atmosfera” (“Getaway” su tutte), quasi da film, spezza il ritmo dell’album rendendolo imprevedibile, tanto da far perdere all’ascoltatore il senso temporale della sequenza di brani.
Su Graffiti Musicali, di Barry White potete trovare anche:
Nessun commento:
Posta un commento