2013-08-17

Flying in a Blue Dream

recensione di flying in a blue dream di joe satriani

Joe Satriani - (1989)


Ripartiamo da dove ci eravamo fermati... a cincischiare su una classe immensa e cercare di descrivere a parole un genio incommensurabile. Ed a commentare il terzo album uguale di Joe Satriani!
Solite basi, solite capacità seduttive di una sei corde mirabolante, solito andazzo elegante e virtuoso. E invece no! Dopo un paio tracce effettivamente in linea con i primi due lavori in studio, ecco comparire dei cantati in "Can't Slow Down"!
Che sia una rivoluzione?
Che il cantautore statunitense si sia ravveduto ed abbia iniziato a scrivere canzoni con tutti i crismi tipici della loro forma?
Più o meno, verrebbe da dire... perchè se da un lato effettivamente in qualche caso la forma canzone si riappropria delle sue regole, dall'altro il livello di scrittura e di esecuzione è assolutamente favoloso. Una prova su tutte? I 50 secondi più belli che l'arte chitarristica abbia saputo esprimere: "The Feeling"!
E non finisce di certo qua il gusto per la creatura musicale sapientemente messa in piedi da Joe Satriani!
Da boogie datati e stupendi ("The Phone Call") ai momenti più intimi ("I Believe"), dalle incursioni a metà via tra rock e jazz- si potrebbe dire fusion, ma non basta per rendere il concetto- di "Strange" alle furiose cavalcate metal della title track e di "Big Bad Moon", tutto funziona a meraviglia, ogni brano si interseca con il precedente ed il successivo in un continuum strabiliante, oserei dire magico.
Cominciano anche a fare la loro comparsa mini suite ("The Forgotten", "The Bells") in più movimenti, a dimostrazione che le velleità artistiche del chitarrista americano si sono tutt'altro che adagiate su quanto già fatto.
Ascoltando il primo lavoro in studio sembrava mancasse un accompagnamento adeguato, con il secondo erano nati dei dubbi sull'effettiva possibilità di continuare a fare musica senza testi; in "Flying in a Blue Dream" non c'è critica che tenga! A dire il vero si potrebbe imputare al cantautore nato a Westbury di aver esagerato nel minutaggio, ma dopo aver goduto intensamente per tutta la durata del disco proprio non me la sento.
Questo terzo lavoro sulla lunga distanza firmato Joe Satriani non sarà la perfezione fatta musica, non sarà scolpito nella storia come un simulacro di chissà quale nuovo genere, ma rimane ancora oggi uno dei migliori album (quasi) strumentali che la storia del rock abbia saputo offrire! Voto:8

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