Joan Baez - (1962)
I traditionals folk non bastano più alla giovane cantante newyorkese: è ora di fare un passo avanti, di osare, di tirare fuori un po' di carattere. Del resto la voce ed il peculiare fingerpicking che caratterizzano la Baez sin dal suo esordio discografico sono una garanzia di successo, un marchio di fabbrica che da solo vale qualsiasi rischio.
Per amplificare la carica passionale delle musiche, Joan Baez decide di andare a spulciare brani d'autore come "What Have They Done to the Rain" di Melvina Reynolds e "Pretty Boy Floyd" di Woody Guthrie, principale ispiratore di quel Bob Dylan che tanto avrà da spartire con la cantante americana da qui in avanti.
Chiaramente i brani legati alla tradizione folk non scompaiono: anzi, canzoni come "Geordie" e "House Carpenter" conosceranno una nuova giovinezza proprio grazie alla Baez. Il tutto viene registrato dal vivo, come a voler dimostrare che non c'è alcun trucco, che la cantante newyorkese è proprio così, superlativa, emozionante, profonda.
La cantante statunitense si diverte ad intrattenere un pubblico partecipe, esprime una gioia sincera e verace nel tirare fuori dal cassetto dei ricordi brani che rischiavano di venir dimenticati, si eleva elegante e sinuosa a simbolo di un revival che deve ancora esplodere e diventare moda.
Volendo trovare un neo a questo live si potrebbe puntare il dito verso un approccio sempre troppo uguale a sé stesso, un'impostazione che nel corso di diciotto tracce rischia di diventare un po' pesante. Ma un amante del folk non può certo farsi distrarre da quisquiglie del genere!
La verità è che Joan Baez riesce ad esprimere l'anima delle canzoni, capirne il significato e trasporlo in pura arte. Se non è classe questa... Voto:7,5
Su Graffiti Musicali, di Joan Baez potete trovare anche:
Nessun commento:
Posta un commento