Heart of a Coward - (2013)
Qualcuno, la musica offerta dalla giovane band inglese (poco, almeno per ora...) nota con il monicker Heart of a Coward, la definisce djent. Sapessi cosa significa forse mi alleerei con questi inesausti coniatori di terminologia sonora, ma per ora mi va bene rimanere ancorato alla buona vecchia filosofia metal.
Che dice che il gruppo londinese sforna un secondo lavoro sulla lunga distanza egualmente distante dal death metal come dal metalcore. Si potrebbe quindi definirli deathcore?
Non proprio... perchè vicino a queste due correnti ben definibili, la band di Jamie Graham (qualcuno se lo ricorderà nei Sylosis) si affida a qualche pretesto progressivo, dosi piuttosto copiose di nu-metal ed intelaiature ritmiche del tutto prive di orizzontalità.
Un drumming impervio e continuamente a rischio sbrodolamento, infatti, è la perfetta base per le idee contorte della band britannica; ed il basso di Vishal Khetia ne segue le orme rimbalzando tra il ruolo di semplice sostegno a quello di anima a sé stante. E poi ci sono le chitarre- robuste, qualche volta indolenti, più spesso graffianti- e i cantati che passano da un urlato ruvido e spesso sperticato ad un approccio più liscio e classico.
Ora però bisogna anche decidere se si tratti di musiche che meritano una qualche attenzione o meno... ad un primo ascolto il riscontro sembra positivo. Con qualche riserva! Perchè se effettivamente la botta di ritmiche sincopate che apre il disco ("Monstro") e un paio di episodi di pregevole fattura ("Nauseam", "Psychophant", la title track) attirano a sé l'attenzione dando in pasto ai nervi un costrutto psicotico, furbescamente tinto con leggerezza proprio nei momenti più difficili da sopportare e lavorato di fino da una componente strumentale che evidentemente non teme sfide tecniche di sorta, in altri momenti il disco sembra un po' troppo fracassaro!
Ad esempio nell'inconcludente maniacalità di "Distance", nelle distese mortifere di "Mirrors"- forse si è osato un po' troppo?!?- e nelle improvvise e stucchevoli stasi di "Eclipsed". Questi sono i motivi per cui "Severance" è un titolo da tenere presente più per i risvolti futuri che il progetto Heart of a Coward può prendere che per effettivi meriti del disco stesso, risultando a conti fatti un lavoro ambiguo, da ascoltare prendendo le dovute distanze, scoprendolo solo laddove merita essere scoperto! Voto:6
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