2014-05-15

That's What

recensione di that's what di leo kottke

Leo Kottke - (1990)


Gli anni '80 sono finiti! Il periodo dell'opulenza dilatata ai massimi livelli ha lasciato il posto al decennio dei quesiti irrisolti. Solo Leo Kottke sembra non essersene accorto!
Tanto da ritrovarsi a pubblicare il suo album più formoso e opulento proprio nell'istante in cui tutti sembrano aver tirato i remi in barca. "That's What" immerge le chitarre in una brodaglia sintetica, abbassando in più di un caso il livello di scrittura per venire incontro ad esigenze puramente estetiche. Si spiegano così l'ambiguità dell'iniziale "Little Snoozer" e l'irrequietezza che aleggia sui solchi di "Buzzby" e "Creature Feature".
Quella proposta da Leo Kottke in questa ennesima fatica discografica non è musica da prendere sotto gamba, ma neanche qualcosa che possa in qualche modo legarsi ai lavori del passato. "That's What" è un caso a sé stante, un disco isolato dal contesto generico nel quale il chitarrista di Athens ha sempre manovrato note ed accordi.
C'è un grande lavoro su toni bassi, un uso smodato di distorsioni, un'attenzione quasi maniacale per l'esagerazione: nello stile, nell'estetica, nella produzione! Leo Kottke sembra essere rimasto imbrigliato in un decennio che ha dato quello che aveva da dare, ma soprattutto ha preso molto di più di quello che poteva prendere!
Così, tra istantanee che veleggiano prossime al sound tipico del cantautore statunitense ("Oddball"), troviamo momenti più riflessivi ("What the Arm Said", "Czech Bounce") e vibranti sperimentazioni dal sapore temerario e raggelante ("Husbandry"), episodi che si ostinano a tessere squisite forme sonore rarefacendo l'ambiente nel quale si trovano ("Mid-Air") e momenti interlocutori, del tutto inadatti a mantenere la tensione a livelli sufficienti ("The Great One").
Attorniato da signori musicisti- Bruce Paulson al trombone, Gordy Knudtson alle percussioni e Billy Peterson un po' ovunque- questa volta Leo Kottke manca il bersaglio in maniera un tantino impacciata, risolvendo un dilemma creativo in maniera poco convinta e, quel che è peggio, poco convincente.
Ci penserà "Great Big Boy" a rimettere le cose apposto, ma l'impressione che Leo Kottke si sia perso in uno sperimentalismo senza capo né coda rimarrà appiccicata addosso al chitarrista americano per un bel po' di tempo! Voto:5,5

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