2014-05-14

In the Aeroplane Over the Sea

recensione di in the aeroplane over the sea dei neutral milk hotel

Neutral Milk Hotel – (1998)


Ci sono dischi che potrebbero benissimo essere definiti rivoluzionari, ma dei quali nessuno ha mai sentito parlare. Per fortuna esiste il passaparola!
E' proprio grazie al metodo di comunicazione più antico del mondo- e l'intercessione di una persona speciale!- che “In the Aeroplane Over the Sea”, dagli Stati Uniti, per tramite londinese, è arrivato fino al mio lettore, sconvolgendo d'un tratto più di una certezza in ambito indie rock.
Vi chiedo un attimo di attenzione. Spalancate la mente e provate ad immaginare questa scena: 1945, Anna Frank costretta nel bugigattolo nel quale è rinchiusa con la famiglia, intenta a scrivere il suo diario nella vana speranza di sfuggire ad una persecuzione tanto odiosa quanto assurda. Ora pensate a quali possano essere i sentimenti di una ragazzina in quelle condizioni, rovistate nella vostra sensibilità con l'intento di sviscerare tutto il possibile e anche qualcosa di più.
Ecco, ora siete pronti per iniziare a farvi sedurre dalle tre parti di “The King of Carrot Flowers”, a sentirvi pervadere dall'ansia e dal gusto macabro di cornamuse riottose a qualsiasi sofferenza e un sound che rimane sempre in bilico tra l'inquietante ed il possibilista.
Siamo appena all'inizio del viaggio: la title track, “Two-Headed Boy” e la frecciata di “The Fool” distendono un po' i pensieri, dando in pasto all'ascolto una storia fatta e finita, priva di congetture, magari un po' strana ed a tratti forzata ma assolutamente in grado di penetrare l'anima senza troppi indugi. Non fatevi distrarre da musiche elaborate in maniera un tantino eccentrica- e favolosamente fantasiosa!- o da cantati che in più di un caso scivolano nella stonatura secca, o ancora da una delle più belle copertine mai viste su un full lenght: qui è il contesto che conta ed a quello bisogna attenersi.
Quindi avanti con “Holland, 1945” e “Communist Daughter”, fino alla poesia lugubre di “Oh Comely” ed alla stoccata finale, a quella “Ghost” che vi farà a pezzi il cuore e l'anima e vi restituirà una verginità concettuale che non speravate più di possedere.
Le ultime due tracce sono superflui ghirigori abili solo ad allungare un brodo talmente denso e saporito da rischiare di diventare indigesto!
“In the Aeroplane Over the Sea” è tutto questo: ipnosi, angoscia, rabbia, costrizione, pesante ricostruzione storica ma anche amore sincero, infantile, quasi insopportabile nella sua genuinità. E pensare che tutto questo l'ha fatto un uomo solo! E pensare che di Jeff Mangum nessuno sa nulla! E pensare che questo disco avrebbe potuto cambiare molte cose, e potrebbe ancora farlo se solo si desse alle persone la possibilità di scoprirlo! Voto:8,5

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