2014-11-02

Hegel

recensione di hegel di lucio battisti

Lucio Battisti - (1994)


Georg Wilhelm Friedrich Hegel è stato il più importante idealista della storia della filosofia. Insomma, conosciamo tutti le sue idee e le sue opere- se così non fosse vi consiglio vivamente di leggere "Lezioni sulla filosofia delle religioni", "Scienza della logica" e "Fenomenologia dello spirito"- e non è difficile capire perchè Lucio Battisti abbia scelto proprio il filosofo tedesco come punto di riferimento per quello che, a sua insaputa, sarà il suo ultimo lavoro in studio. In fondo anche il cantautore di Rieti è un'idealista incallito: magari non sempre sulla stessa linea d'onda del geniale filosofo teutonico, ma in linea di massima prossimo a quel idealismo concettuale e fenomenologico che Hegel ha sempre imposto come punto di partenza per le sue speculazioni.

Se non bastassero i lavori del passato, è sufficiente far partire l'album con la giocherellona "Almeno l'inizio" per rendersi conto che la comunione d'intenti tra i due artisti non è solo un pretesto, né una semplice operazione di facciata. Battisti rivede tutti i capisaldi del pensiero hegeliano, ripercorrendone la vita, le idee e soprattutto l'"Estetica", il punto di massima coerenza artistica del disco.
Volendo però trovare un punto di snodo tra "Hegel" ed i suoi più diretti predecessori, non si può non notare che ad avvolgere l'incisività di testi complicati ma meno contorti che in passato, profondi ma non impossibili da affrontare anche a mente leggera, vengono chiamate musiche molto meno violente e contraddittorie rispetto a "La sposa occidentale" e "Cosa succederà alla ragazza", un sound che percorre intuizioni elettroniche quasi sempre con una certa volubilità e un'invidiabile semplicità concettuale.
Forse è proprio questa eleganza nei modi che porta il disco a non essere pesante come i precedenti, a suonare decisamente più vicino alla realtà cantautorale della giovinezza piuttosto che alle esasperazioni sintetiche degli anni '80 e '90.

E' proprio per questo, per la limpidezza di esposizione che caratterizza "Hegel", per un ritorno alla semplicità che solo qualche anno prima sembrava impossibile, che la morte di Lucio Battisti nel 1998 lascia grandi rimpianti agli amanti del cantautore laziale. Oltre, ovviamente, a causare un vero e proprio lutto nazionale, visto che volenti o nolenti Lucio Battisti ha segnato ogni vita, ogni momento, ogni singolo cambiamento di questo strano paese chiamato Italia.
Come scrive Paolo Madeddu su "24000 dischi": "...le sue (di Battisti, nda) canzoni erano autenticamente, miracolosamente parte della storia di tutti, comprese le ultime: non è colpa sua se gran parte del pubblico e della critica non hanno osato crescere quanto lui".
Del resto, Lucio Battisti si è limitato a mostrare la strada; sta a noi decidere se seguirla o meno!
Voto:8

P.S.: qualche consiglio per gli acquisti: la raccolta "I singoli (1966-1972)", pubblicata nel 1993 e le varie "Le origini" (2 volumi, entrambi del 1992), "I grandi successi" (2000) e "Le avventure di Lucio Battisti e Mogol" (ancora due volumi, entrambi tripli, 2004 e 2005) non meritano più di un accenno. Sono invece molto interessanti "Pensieri, emozioni" del 1996 e il doppio "Gli anni '70" del 1998: probabilmente le sole due pubblicazioni "a latere" del cantautore di Rieti che abbiano qualche motivo d'interesse!

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