2014-12-12

Max Gazzè

recensione di max gazzè

Max Gazzè - (2000)


Max Gazzè possiede una caratteristica che, se sfruttata a dovere, può essere la più grande risorsa di un artista!
Oppure il suo maggior limite, se, viceversa, la si lascia andare alla deriva dell'autocompiacimento!
Il cantautore romano non si accontenta!

E' questa qualità che rende i suoi lavori sempre affascinanti ma anche perennemente in bilico, a metà strada tra un'effervescenza artistica tenace e l'impossibilità di rendere ogni singola idea qualcosa di veramente riuscito. Così questo terzo lavoro sulla lunga distanza del cantautore capitolino si barcamena tra brani elevati a pura poesia ("L'uomo più furbo", il Mallarmè tradotto in "Elemosina" e "Su un ciliegio stanco") e momenti all'apparenza più sciocchini come la sanremese "Il timido ubriaco".
Musicalmente parlando, lasciando in disparte l'infausto tentativo di ritrovare gli squisiti equilibri del disco precedente che si può riscontrare nell'iniziale "Poeta minore", l'album veleggia decisamente più tranquillo e pacato rispetto al suo più diretto predecessore, cercando nella quotidiana intimità cantautorale quello che evidentemente non riesce più a venir fuori puntando semplicemente sul suono.
Da questa disamina non è difficile concludere che Max Gazzè vada ascoltato con cura, studiato, assorbito goccia a goccia, assaporando ogni singolo particolare e gustando anche il più fuggevole profumo! Solo così brani come "Del tutto personale" possono risaltare e mostrarsi nella loro sublime dialettica!
Però tutto questo significa anche un dispendio di energia notevole, forse non adeguato alle pur soddisfacenti atmosfere musicali che Max Gazzè riesce a porre in essere.
Detta con altre parole, a questo terzo lavoro in studio del bassista romano mancano i sottili equilibri de "La favola di Adamo ed Eva", così come l'opulenza estetica di tracce come "Una musica può fare". E questo è a tutti gli effetti, la grande discriminante tra i due album!

Che si possa dire che bastino questi particolari per rendere un full-length poco soddisfacente, forse non è del tutto corretto. Max Gazzè sa comporre musica di qualità e lo dimostra anche in questo album autointitolato, tradendo anzi proprio con la scelta della scritta da (non) apporre in copertina, una smania di riproporsi al suo pubblico che non sempre trova i giusti riscontri nell'efficacia dei brani.
D'altra parte, una volta dimostrato tutto il potenziale di cui dispone nel disco precedente, in questa terza release discografica, il bassista capitolino appare come un pallido imitatore di sé stesso, un artista che s'impunta nel vano tentativo di eguagliare la potenza estetica e la forza contenutistica di quanto fatto in passato.

Da questi presupposti risulta evidente che "Max Gazzè" sia un album poco più che sufficiente, condito da qualche prestazione di alto livello ma anche da toni più dimessi e idee meno brillanti. A questo punto, spetta al prossimo album far pendere la bilancia dalla parte dell'eccellenza artistica o da quella della mediocrità cantautorale! Must:"Il timido ubriaco".
Voto:6,5

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