Kenny Chesney - (2014)
Vecchia volpe del panorama country, Kenny Chesney è il classico cantautore che non fa nulla di nuovo, non stufa mai e risulta a tutti gli effetti piacevole e disimpegnato.
Tutto quello che c'è da dire su "The Big Revival" potrebbe ridursi a queste poche parole!
Non perchè Kenny Chesney abbia fatto un brutto disco- il diciassettesimo della serie; quasi uno all'anno dai tempi degli esordi!- anzi, "The Big Revival" è un album che si ascolta volentieri, che tira su il morale con forme musicali note e rassicuranti e diverte per una buona ora di sound ripetitivo e spesso energico.
Cos'è allora che rende questo full-length un'operazione puramente commerciale e tendenzialmente superflua dal punto di vista artistico?
I contenuti ovviamente!
Non mi si fraintenda: chi ama il classico country americano rivisto secondo i dettami della modernità radiofonica, di certo apprezzerà questo ennesimo lavoro in studio del cantautore americano. Soprattutto grazie alla splendida ballata "Wild Child" ed alla muscolarità di certe scelte di produzione.
E' però anche vero che tra "The Big Revival" e la miriade di album omologhi che escono ogni anno sul mercato discografico statunitense, la differenza è risibile!
Insomma, quando l'approccio sonoro è grosso modo lo stesso, i testi si possono praticamente sovrapporre e l'estetica sembra fatta con lo stampino, cos'è che dovrebbe spingere il pubblico a preferire Kenny Chesney ai vari Frank Foster, Eric Church oppure Brad Paisley?
Sono tutte copie dello stesso stile, della stessa cultura, una specie di enorme omologazione all'interno della quale non si riesce più a distinguere tra qualità e vetustà, tra piacere e noia, tra gusto e ovvietà.
Lo ammetto: in qualche circostanza, arrivato al primo inciso non ho resistito alla tentazione di mandare avanti qualche traccia. Può già questo essere un indizio della prevedibilità di un full-length?
Sinceramente non lo so!
Però senza ombra di dubbio "The Big Revival" è il più classico degli album che si canticchiano a memoria prima ancora di averli ascoltati. E questo, partendo dall'ottica che da sempre guida le mie valutazioni, non è un biglietto da visita particolarmente invitante!
Insomma, Kenny Chesney- e, ovviamente, tutta la marmaglia country che gli va appresso- dovrebbe cercare di proporre qualcosa che lo distingua dalla massa. Con "The Big Revival" di certo non ci riesce. E questo, che piaccia o meno, è un handicap del quale non si può non tenere conto!
Voto:5
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