2015-02-13

Kaleidoscope

recensione di kaleidoscope dei mekong delta

Mekong Delta - (1992)


Fine delle stramberie spinte oltre i limiti!
Si torna all'antico, formoso ma contenuto thrash metal delle origini! Con tutti pro e i contro che una scelta del genere può comportare!

I Mekong Delta sembrano aver accantonato per un attimo le velleità sperimentali di "Dances of Death" e "The Principle of Doubt" per concentrarsi sul loro primo amore, su quel sistematico bombardamento di ritmiche e riff che tanto era piaciuto ai tempi dell'esordio.
Chiaramente, parlando di una band come quella tedesca non ci si può aspettare un lavoro del tutto ortodosso, ossia un disco che persegua unicamente scopi di mantenimento del ruolo che il metal estremo ha consegnato nelle mani di Ralph Hubert e soci. Però il senso di ritirata che "Kaleidoscope" emana è a tutti gli effetti il leit-motiv dell'intero full-length!
Sarà perchè nel frattempo buona parte della line-up originale ha tolto il disturbo, o piuttosto a causa di un improvviso cambio di rotta teorico, fatto sta che con "Kaleidoscope" i Mekong Delta non solo sembrano essersi staccati da certe ispirazioni sinfoniche, ma al contempo appaiono attratti dal panorama progressive (la cover "Dance on a Vulcano" dei Genesis dovrebbe bastare come prova!) e dal recupero delle velleità primigenie, da quel thrash metal che aveva fatto sfracelli nei primi tempi di attività del combo teutonico.
Detto ciò, come può essere valutato un album come "Kaleidoscope"?
Come un discreto prodotto di metal ispirato e convincente, ma lontano anni luce dalle migliori produzioni targate Mekong Delta!

Lo dimostrano le tracce più ortodosse esposte in questo quinto lavoro sulla lunga distanza, come ad esempio l'iniziale "Innocent", ma anche i momenti più sperimentali, come la prova di solfeggio contenuta in "Dreaming" e le esagerazioni barocche di "Sphere Eclipse". A questo va ad aggiungersi una seconda metà di full-length decisamente poco ispirata, frutto quasi esclusivamente della tradizione thrash pura e solo lontanamente paragonabile a qualcosa di innovativo o anche solo interessante.
Insomma, nel breve volgere di un lustro, i Mekong Delta sembrano essersi pentiti dell'eccessiva esposizione sperimentale degli ultimi lavori in studio, preferendo rintanarsi negli ambienti da sempre cari al gruppo tedesco non appena le cose hanno iniziato a diventare un minimo complicate.
Come detto, gran parte della "colpa" di questo dietro front è da imputare alla chirurgica potatura che la line-up della band teutonica ha subito. Però è anche vero che il monicker è rimasto lo stesso dei quattro dischi precedenti e che quindi una certa continuità con quanto fatto in passato dai Mekong Delta sia non solo attesa ma addirittura auspicata.
Che sia chiaro però che, per quanto il gruppo mitteleuropeo per una volta deluda le attese, in quanto a capacità strumentali e impatto sonoro di certo non tradisce la voglia di divertimento e classe che chi ascolta i Mekong Delta si aspetta.

In definitiva "Kaleidoscope" è un album costruito abbastanza bene, piuttosto ricco sotto il profilo tecnico ma un po' carente in fantasia ed estetica. Ossia, detto in altro modo, un full-length che di per sé potrebbe meritarsi un voto dignitoso, ma che, se paragonato con i lavori che lo hanno preceduto, soffre terribilmente il confronto.
Se si possa già parlare della fine della band tedesca lo scopriremo con il disco successivo; certo è che un passo indietro così deciso ed incontrovertibile proprio non era in preventivo!
Voto:6

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