2015-02-13

Death

recensione di death dei teitanblood

Teitanblood - (2014)


Un titolo breve e forse banale ma tremendamente incisivo, un monicker che non lascia adito a dubbi, un genere che da solo vale da biglietto da visita: sì, i Teitanblood sono la morte!
La morte fisica, dovuta ad un destabilizzante bombardamento che non lascia spiragli di salvezza e che, sin dall'iniziale, virulenta "Anteinferno" si mostra sicura di sé e incredibilmente tosta sotto il profilo nervoso. Ma anche una morte spirituale, dovuta all'insistenza con la quale la misteriosa coppia spagnola scartavetra l'udito e d'impossessa della sensibilità con corde ribassate, atmosfere lugubri e cori di diretta derivazione trascendentale.

Attenzione, però: non si pensi che i Teitanblood siano un avversario semplice da affrontare!
La morte rappresentata dal combo iberico è una fine dolorosa, difficile da concepire e ancor di più da sopportare, un'agonia che parte tossica e sulfurea e solo di tanto in tanto riesce a mostrarsi in qualche modo comprensibile.
Per chi ama le emozioni estreme, un approccio così ferino e deleterio per il sistema nervoso potrebbe essere poco meno che un passo ulteriore oltre i confini dell'umana sopportazione. Chi invece si ritrovasse tra le mani "Death" senza essere un patito del blackened death metal più pericoloso e violento, rischia di rimetterci prima l'udito, poi la lucidità e infine l'intelletto!
Questo perchè, se la prima traccia urtica il sistema nervoso e sbatte in faccia all'ascoltatore una sequenza inesausta e a tratti ridondante di riff con la bava alla bocca e ritmiche disumane, dai dodici minuti di "Sleeping Throats of the Atichrist" le sensazioni spiacevoli della traccia d'apertura diventano un piacevole ricordo!
I Teitanblood non hanno pietà, non sentono alcuna esigenza nel porgere all'ascoltatore la benché minima illusione di salvezza. E poco importa che questo significhi appellarsi ad un sound feroce e tecnico piuttosto che ad atmosfere tra il gotico e lo spettrale: l'unica certezza che la morte può dare sta proprio nella sua stessa venuta!

Del resto, potendo contare su una capacità di scrittura relativamente fantasiosa e decisamente elaborata (la stupenda suite "Silence of the Great Martyr" può valere da ottimo esempio!), e su proprietà tecniche ammirevoli, non c'è motivo per cui la coppia madrilena debba rallentare la propria marcia verso le più desolate e mefistofeliche lande infernali.
Insomma, con "Death", i Teitanblood sembrano avere trovato quella dimensione che con il debutto sulla lunga distanza era sembrata a portata di mano. Questo non fa di "Death" un album piacevole, e forse neanche un full-length bello. Certo è, però, che in pochi avevano osato spingersi così in là, e la sperimentazione merita sempre almeno un minimo di considerazione.

Ecco, se magari evitate di fare come il sottoscritto, ossia di sorbirvi il secondo lavoro in studio dei Teitanblood alle sette la mattina, mentre ci recate sul posto di lavoro, forse è meglio. Però non illudetevi: in qualunque caso, in qualsiasi circostanza, in ogni luogo possiate trovarvi, "Death" saprà come punirvi! Questo è garantito!
Voto:7

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