2015-09-13

The Best of Collection

recensione di the best of collection di marko perkovic thompson

Marko Perkovic Thompson - (2015)


Marko Perkovic, più noto con lo pseudonimo Thompson, nome d'arte che richiama i trascorsi militari del Nostro. Raccontare la sua storia sarebbe stucchevole oltre che inutile: tanto chi la conosce già la giudica in base ai propri schemi ideologici e chi non la conosce ancora difficilmente potrà trovarla interessante.
Quindi concentriamoci sulla musica...
Non è facile, lo so: ma facciamo uno sforzo, d'accordo?

Il problema è che, volenti o nolenti, ogni commento critico rischia comunque di scatenare reazioni forti, quasi sempre insulse e di certo tremendamente pesanti. Quindi separiamo la variabili in gioco: da una parte la componente politica e da un'altra quella artistica. Può andare bene?
Ok, partiamo...

Dal punto di vista concettuale, Thompson si pone come un nostalgico del periodo della lotta per indipendenza croata, come un reduce a cui manca un nemico da combattere. Comprensibile da un certo punto di vista, sterile e sinceramente noioso da tutti gli altri.
Il Thompson che piace è quello che dà libero sfogo ai ricordi famigliari ("Moj Dida i Ja") ed alla scarna vena poetica che ne contraddistingue i testi ("Zaustavi se Vjetre"); quello che invece proprio non riesce a staccarsi da una scrittura scolastica e da un modo di fare musica populista e demagogico ("E, Moj Narode", tanto per fare un esempio) non solo manca il bersaglio per quel che riguarda la componente artistica, ma spesso pecca pure da un semplice punto di vista dialettico, preferendo slogan facili per menti pigre e attacchi velenosi ma privi di sostanza ad un vero e proprio approccio cantautorale.
Non mi sbilancio sui contenuti delle canzoni più aggressive- comunque, non si può non ammettere una certa tendenza a strisciare nel torbido con l'unico obbiettivo di attirare l'attenzione- né sulle visioni militariste dei brani più nazionalisti; mi permetto solo di dire che gli stessi che oggi negano una piazza per i concerti del cantante della Zagora croata- facendo inevitabilmente il suo gioco!- qualche anno fa combattevano la sua stessa battaglia sotto un vessillo diverso. E ognuno tragga le conclusioni che desidera!

Comunque sia... in passato ho difeso band concettualmente ben più estreme (gli MDC, tanto per dirne una...), indipendentemente dal colore politico, religioso o razziale al quale appartenessero. L'ho fatto perchè dal punto di vista artistico, i gruppi in questione erano decisamente in gamba!
Thompson, invece, si limita a ravanare nell'ovvio!

Copia in casa sua- la metrica vocale di "Prijatelji" ricorda da vicino una dozzina di ballate folk degli anni '80 oltre a "Ide Mi" di Danijela, con la quale, peraltro, Marko Perkovic ha avuto in passato una relazione- e in casa di altri- "Geni Kameni" è tutta AC/DC; "Iza devet sela" riprende gli ABBA di "Super Trooper"!- trae ispirazione dalla tradizione folk dalmatina e si rifugia in un comodo e monotematico hard rock- non esente da qualche puntatina in ambito sinfonico- non appena le cose iniziano a farsi complicate.
C'è un unico brano che, musicalmente parlando riesca a suscitare qualche interesse, ossia la prima vera canzone pubblicata dal cantante croato: "Bojna Cavoglave". E quasi esclusivamente per la componente ritmica. Fine!
Tutto il resto del campionario offerto da Thompson sono rimasugli di una disordinata cultura musicale risalente agli anni '80, un insieme di ingredienti preparati da altri e messi assieme con non poca sufficienza.

Sarò il più franco possibile: Marko Perkovic Thompson, come cantautore è decisamente al di sotto di qualsiasi standard per lo meno accettabile. Per quel che riguarda questo blog, è l'unica cosa che conta!
Voto:3

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