2025-03-26

Existence Through Annihilation

 


Chaos Plague – (2015)


Questo album non ha senso!

Questo il mio primo pensiero dopo aver concluso il primo ascolto di “Existence Through Annihilation”, album di debutto dei comaschi Chaos Plague.

Qualche precisazione… io di base, a meno di cause di forza maggiore, non interrompo mai un album prima della sua conclusione naturale. Nel caso di questo primo full length della band italiana ammetto di aver usufruito del tasto pausa in un paio di circostanze. E di aver resistito con qualche fatica a non interrompere definitivamente l’esperienza prima delle ultime due tracce.

Probabilmente sarò io che non ho il phisique du role per certe esperienze estreme ma effettivamente “Existence Through Annihilation”, in qualche modo coerentemente con il titolo che porta, è una delle esperienze musicali più spossanti che mi siano mai capitate. Ma andiamo con ordine…

Già l’introduzione sembra predisporre l’ascoltatore ai primi dubbi: perché così lunga? Ma soprattutto perché così?

Non appena parte “Coil” viene naturale chiedersi che ci azzecchi “A Fair Vendetta” con tutto il resto della proposta sonora del gruppo guidato da Daniele Belotti. E già che ci siamo: i cantati, quando rochi e ruvidi funzionano diciamo dal benino in su. Ma quando viene cercata una certa pulizia vocale, il risultato è decisamente sotto ogni standard qualitativo auspicabile, sia sotto il profilo dell’espressività che dal punto di vista della scelta tematica.

Altro grande quesito: sin dall’opener è evidente che il basso sia pompato a dismisura rispetto al resto della strumentazione. Scelta per lo meno discutibile visto l’impatto scenico non esattamente gradevole dal punto di vista estetico.

Cos’altro c’è da aggiungere? Ah sì, un brano come la strumentale “Inner Visions of External Disillusions” è stato proprio concepito così? Nel senso: l’idea era proprio quella di ingarbugliare tutto in una matassa indistricabile trasmettendo un gran senso di confusione? Perchè l’unica alternativa che mi viene in mente è che la scrittura sia troppo ambiziosa rispetto alle possibilità del quintetto lombardo.

Spesso, infatti, l’impressione è che gli strumenti siano tra loro slegati quando non del tutto fuori fase: praticamente una battaglia continua tra la componente ritmica e quella melodica a chi mette più in crisi l’altro. Non discuto le qualità tecniche dei membri della band, non ne sarei in grado. Solo non riesco a togliermi di dosso l’impressione che si tratti di tecniche che fanno a pugni tra loro, come se ognuno suonasse una cosa diversa e poi venisse mescolato tutto sperando in un amalgama coerente. E sempre questo basso sopra le linee a convogliare gran parte dell’attenzione su direzioni divergenti da… boh, da qualsiasi cosa.

Mettiamo nel calderone anche qualche brano non esattamente riuscito come la deragliante-ed estenuante!- “Ubermesch Path” e qualche citazione- citazione?- non esattamente riuscita come sul finire di “Chirality”. Quello che esce alla fine è un gran guazzabuglio in cui capirci qualcosa è davvero difficile.

Non so se sia questo il motivo per cui l’attività della band comasca non ha avuto seguito o piuttosto le ragioni siano da ricercare nella prematura- e compianta!- scomparsa del batterista Stefano Tarsitano, di qualche anno successiva al debutto discografico del gruppo. Fatto sta che “Existence Through Annihilation” resta una specie di unicum, una astrazione musicale multidimensionale in cui trovare una qualche direzione, anche solo momentanea è impresa alquanto ardua.

Un disco senza senso, come scritto sopra. Oppure un disco con troppi sensi, fate un po’ voi. In ogni caso qualcosa che nella mia testa passa a volo radente sul terreno dell’incomprensibile.

Voto:4

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