2025-03-31

The Suffering Spirit

 


Old Wounds – (2015)


Di solito, in ambito hardcore e derivati, si usa dire che se il suono è senza compromessi allora è adatto a stare nella categoria di riferimento. Ecco, in certi casi diciamo che un po’ si esagera.

Per esempio mettendo titolo alla prima traccia di un album “Rest in Piss”. Che un po’ diverte per il gioco di parole ma sa anche parecchio di volgare. Però, che ci volete fare, quando siete in 4 e avete voglia di farvi un nome in ambito hardcore- ma anche metalcore e anche un po’ di sana ruffianeria- partire con un titolo ad effetto ci può anche stare.

Poi bisogna far parlare la musica, qui davvero di compromessi non ce ne sono. Gli Old Wounds tutto sommato, quando si mettono a fare musica sembrano piuttosto costanti nel picchiare le corde giuste.

Sì, ho scritto picchiare e non toccare. Immagino riusciate ad immaginare il motivo.

Il sound del quartetto jerseyiano è una specie di commistione paritetica tra hardcore della east coast e metalcore ben levigato e costruito appositamente per risultare appetibile alle masse puberali. Tra tutte le componenti, quella che colpisce di più è data senza ombra di dubbio dai cantati di Kevin Iavaroni, stracciate all’inverosimile quando la tensione deve toccare livelli di guardia e tremendamente scenografici quando usati con declinazioni più vicine al nu metal o addirittura al grunge come in qualche scampolo di “On Leather Wings”.

Il resto della compagnia sostiene con la dovuta solidità i vocals, riconoscendo di fase in fase quale sia il supporto più idoneo al contesto e portando elementi che se di certo non si possono definire avanguardistici, di certo non peccano in acidiosità.

Detto ciò, l’unica cosa che fa storcere il naso di “The Suffering Spirit” è la sua durata. Vero che da queste parti un disco che superi la mezz’ora è visto come fumo negli occhi ma, essendo gli Old Wounds tutto tranne che una band ortodossa magari sarebbe stato opportuno espandere alcuni concetti e non farli volare via con un briciolo di ingenuità.

Mi riferisco ad esempio a “Actual Nothing”, brano che, sì fa il paio con la traccia precedente a creare quasi un unicum sonoro, però forse meritava qualche momento di sfogo in più prima di morire sotto l’apertura macilenta di “The Secret Song at the Center of the World”. Idem per quanto riguarda “Moral Hex”, nonostante si tratti di uno dei brani più lunghi del full length, ma solo per la lunga- si fa per dire- coda ambientale.

Insomma, senza tirarla lunga che ‘sti ragazzi sembrano averci parecchio pepe al culo: “The Suffering Spirit” brucia le tappe, brucia i sentimenti, brucia qualsiasi necessità di capire meglio di che pasta siano fatti gli Old Wounds. Se merito o demerito largo spazio a questioni di gusto. Io ho come l’impressione che il gruppo statunitense abbia le possibilità per dare più ossigeno e sprint ad un canovaccio che così com’è non è neanche malaccio ma tutto sommato si discosta da poco da altre realtà più o meno conosciute.

Ci vuole pazienza e quel pizzico di coraggio che solo i grandi della musica hanno saputo trasmettere nei loro dischi. Se gli Old Wounds apparteranno mai a questa ristretta cerchia lo scopriremo solo tra un po’ di tempo.

Voto:6,5

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