2010-05-08

Linha do Horizonte (recensione)

Azymuth - (1975)


In piena crisi post-psichedelica, questo trio brasiliano produce un lavoro basato su musiche folk contornate da un’ingenua sperimentazione che ondeggia tra la psichedelia, il funk e la progressive. L’uso abbondante di distorsioni a stretto contatto con percussioni e chitarre tipicamente folk crea in questo caso un sound peculiare ma a tratti forzato (le rullate di “Melo Dos Dois Bicudos”, ad esempio, oppure alcuni effetti “space“ particolarmente invadenti), con un basso- spesso piacevolmente protagonista- molto ispirato e incisivo.
La sognante “Brasil”, con variazioni di tastiere jazz ed influenze soul, e la title track sono i pezzi più visionari dell’album, ma il meglio di sé questo lavoro lo da in “Caca a Raposa”, con un’entrata gotica di fiati e uno scherzo di tastiere e percussioni che sfocia in un’allucinazione musicale, e in “Esperando Minha Vez”, timida esplorazione dei tempi dispari, molto ritmata che- un po’ a fatica- supporta sonorità samba-simili.
Altro pezzo degno di nota è “Periscopio” vivace rock su 4/4 di derivazione psichedelica mista a funk (da sentire la bellissima linea di basso!), che a tratti ricorda “Highway Star” dei Deep Purple.
"Linha do Horizonte" è un album di ricerca non troppo convinta; un lavoro in cui la commistione tra folk e rock, funk e jazz, non sempre riesce, ma dà l’idea che anche una realtà come quella sudamericana riesca ad esprimere musica d’avanguardia di un certo livello. Voto:6,5

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