Goran Karan - (2000)
Una delle star del folk radiofonico croato del nuovo millennio inizia come vocalist nei Big Blue dopo un paio di apparizioni in band minori. La carriera solista del cantante croato (ma nato a Belgrado nel 1964) prende il via nel '99 con l'album "Kao da te ne volim" per poi spiccare il volo proprio con "Vagabundo". Risolte le formalità biografiche, vediamo l'album...
Sano folklore balcanico, in particolare legato a sonorità costiere, mescolato a del facile pop mainstream, condito da una traccia in inglese ("Stay With Me") e adatto per piacere alle masse. Fine!
Questo è quello che può offrire un disco fatto da banalità del calibro di "Di me mladost ostala", "Kako da te zaboravin" e "Sve je bilo zbog tebe", amenità musicali da primato. Sciocchezze simili possono piacere solamente ad un pubblico sordo!
Va precisato che almeno un brano interessante c'è- "Prozor kraj dardina"- ma si tratta di un raggio di sole in mezzo ad una nebbia fittissima.
Il resto del campionario è sinceramente da latte alle ginocchia. E di certo non sono di appoggio alla causa certe sospette somiglianze con brani di Gibonni, Oliver Dragojevic e una mezza dozzina di folk-singers degli anni '70 e '80.
Inutile girarci troppo intorno, "Vagabundo" è un album noioso, composto da brani che sarebbero stati vecchi già quarant'anni fa, talmente paraculo negli arrangiamenti da far venire il sospetto di venire costantemente presi per i fondelli. Per ripartire e trovare qualche riconoscimento dalla critica, la musica croata non può dipendere da personaggi come Goran Karan, uno dei tanti profittatori della stasi culturale di un'intera generazione. Voto:4
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