Godspeed You! Black Emperor - (1997)
Uno dei progetti più interessanti ed avanguardistici in chiave rock prende il nome da un documentario giapponese del 1976.
Che il gruppo guidato da Efrim Menuck non sia dei più affini a prodotti scontati o di facile consumo è intuibile da questo primo lavoro sulla lunga distanza (non prendiamo in considerazione la music cassetta "All Lights Fucked on the Hairy Amp Drooling"): un viaggio in tre tappe, a
loro volta divise in movimenti, che non può che lasciare esterrefatti!
I GYBE scatenano una serie di paesaggi, di infatuazioni ambientali, dalle quali divincolarsi è decisamente arduo. Le loro fughe strumentali, spesso composte come un quadro senza il primo piano, si insinuano nella mente, contorcendo i sensi e depredando l'emotività, lasciando appena pochi secondi di relax tra un movimento e l'altro, tra un tema e quello successivo.
Sofisticato e subdolo, il gruppo canadese risale la corrente psichedelica (si scorgono similarità con gli Acid Mother's Temple), si ferma a contemplare il rock progressivo e prende la rincorsa sui resti dell'avanguardia per spiccare il volo in una dimensione del tutto inedita e curiosa.
Tutte strumentali, con solo qualche parte vocale recitata (per lo più interviste; ad esempio a Blaise Bailey Finnegan III in "Providence"), le tre rappresentazioni post-rock incluse in questo disco fanno perdere il contatto con la realtà quel tanto che basta per assaporarle in pieno, attaccando senza falsi moralismi la società da cui derivano e provando a sondare vari terreni per quella che verrà.
Il mondo è allo sfacelo? I GYBE vogliono crearne uno nuovo!
In tre lunghe pellegrinazioni sonore, che portano la mente in caos disordinati e spazi sconfinati, immaterialismo puro e volubilità terrena, senza badare al singolo momento ma con un'attenzione sempre viva focalizzata sul quadro d'insieme. "The Dead Flag Blues", "East Hastings" e "Providence" sono l'anticamera della musica che verrà! Voto:7
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