Joe Satriani - (1986)
C'è qualcosa che accomuna un virtuoso della sei corde come Steve Vai e Larry LaLonde dei Primus, un simbolo del metal moderno come Kirk Hammett e Alex Skolnick dei Testament: la persona che ha insegnato loro i rudimenti della sei corde!
Quella persona si chiama Joe Satriani!
Di origini italiane, il chitarrista nato a Westbury ci mette un po' a convincersi a pubblicare un disco tutto suo, ma quando lo fa conquista il mercato a forza di tecnicismi e un sound parabolico squisitamente disequilibrato in favore dell'inseparabile Ibanez, della Fender o della Gibson. In tutto sono dieci tracce, private di una delle componenti tipiche della musica moderna: i cantati!
Dopo un primo ascolto non è così difficile rendersi conto che, se la scrittura è a questi livelli, se le musiche che escono dalle casse sono così avvincenti e conturbanti, una voce non è poi così indispensabile. Certo, a lungo andare l'ascolto si fa un po' macchinoso, almeno per chi non sia un amante viscerale della chitarra e delle sue mille potenzialità, per altro ottimamente messe in pratica da Joe Satriani.
Ovviamente non è facile: certe percussioni di classico stampo eighties sembrano messe là giusto per avere un accompagnamento ritmico. E certe soluzioni di basso non sembrano proprio le più azzeccate.
Ma Satriani va preso così, senza indugi sulla possibile difficoltà di commentare un disco fatto di chitarre sublimi e null'altro, un album costruito attorno alle abilità tecniche di un mostro capace di influenzare una miriade di chitarristi.
In definitiva, nonostante i difetti di cui sopra, se si vanno a contare gli episodi sgradevoli di questo esordio discografico, non sarà difficile rendersi conto che la somma è pari a zero (anche se la conclusiva "The Headless Horseman" rischia un po' troppo). Se non dovesse bastare questo per convincersi della qualità proposta dal chitarrista statunitense c'è sempre la possibilità di provare ad imitarlo... una sfida tutt'altro che semplice! Voto:7
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