2014-08-18

La Leyenda de la Mancha

recensione di la leyenda de la mancha dei mago de oz

Mago de Oz - (1998)


"Jesus de Chamberì" era piaciuto, ma non era riuscito a convincere i più scettici delle possibilità di evoluzione del sound dei Mago de Oz. Lo stesso EP autointitolato, contenente alcuni brani rivisti dal campionario del disco d'esordio, aveva scatenato più interrogativi che altro.
Poi però arriva "La Leyenda de la Mancha", concept album dedicato al Don Chisciotte di Miguel Cervantes!
E di colpo ogni dubbio si scioglie, ogni riserva crolla miseramente!
La band spagnola ha deciso la strada da seguire: più metallo, senza per questo rinunciare all'espressività folk; più decibel senza mollare di un millimetro sulle atmosfere storiche; più power senza dimenticarsi di mettere bene in mostra gli sghiribizzi al violino di Mohamed e quelli al flauto di Fernando Ponce de Leon!
Non appena il disco parte, con la truculenta carneficina di "En un logar...", che si dissolve in un flauto dai connotati eroici ed in una prima presa di coscienza prettamente siderurgica, è impossibile non rendersi conto che le cose sono cambiate. Peraltro in maniera piuttosto decisa!
Ci pensa poi la sparata a tutto Angra di "El Santo Grial"- ancora oggi uno dei punti di forza della scaletta del gruppo iberico nei concerti!- a chiarire il concetto: i Mago de Oz si sono evoluti in fretta e hanno deciso che il metal era il loro habitat naturale!
Così, attraverso sequenze ben calibrate di power estroverso e momenti dal più intenso trasporto storico, il gruppo iberico prende per mano l'ascoltatore e lo introduce nel pieno delle vicende di un Don Chisciotte de la Mancha un po' strano (indossa la maglietta degli AC/DC!), ma del tutto aderente al personaggio inventato da Miguel Cervantes, permettendo all'ascoltatore quasi di interloquire con il mitico cavaliere che lottava contro i mulini a vento, con il cavallo Ronzinante e con il suo fido Sancho Panza.
Certo, come nel caso del disco di un paio di anni prima, certe asperità vocali di Jose Andrea turbano un tantino il gusto estetico delle musiche, e alcune scelte stilistiche (l'apertura della title track ad esempio) convincono fino ad un certo punto. Però è indiscutibile che il concept nella sua interezza sia decisamente affascinante e che brani come "Molinos de Viento" (mitica chiusura dei concerti del gruppo madrileno) e la cover dei Rainbow "El Templo del Adios" siano dei veri e propri monumenti del metal contemporaneo!
Volendo fare un appunto a Txus e compagni, si potrebbe obbiettare che l'ultima parte del full-length sembra meno scorrevole ed incisiva rispetto al resto della track list, trovando negli otto minuti di "Requiem"- un brano bello ma forse tirato troppo per le lunghe!- e nell'epilogo di "Ancha es Castilla" momenti che potevano di sicuro essere elaborati in maniera più succinta e coinvolgente. Si tratta di sviste che non pesano più di tanto su un campionario valido, convincente e caratterizzato da un ottimo gusto estetico e una spettacolare cultura storica; però sono proprio i dettagli ad aver affossato l'album precedente e- vox populi, vox Dei!-  se errare umanum est, perseverare è diabolico!
"La Leyenda de la Mancha" è comunque un album grandioso, da ascoltare e vivere in maniera assoluta, lasciandosi avvolgere dalle vicende di Don Chisciotte alla stessa maniera di quando, da bambini, si permetteva alle favole di costringere il percorso dei sogni.
Vorrei anche sottolineare il fatto che questo terzo lavoro sulla lunga distanza a firma Mago de Oz può piacere tanto ai metallari sfegatati quanto a chi la realtà siderurgica la mastica a malapena!
Insomma, secondo me Miguel Cervantes potrebbe essere orgoglioso del lavoro fatto dal gruppo spagnolo! Sarà una speculazione, ma ci potrei scommettere il voto in calce alla recensione! Voto:7,5

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