2014-08-18

Museica

recensione di museica di caparezza

Caparezza - (2014)


Dev'essere frustrante ritrovarsi al sesto lavoro sulla lunga distanza e rendersi conto che la massa di autistici ascoltatori delle radio si ricorda solo di "...sono fuori dal tunnel el el el del divertimento o o o"!
Voglio dire, Michele Salvemini di lavori veramente belli ne ha fatti parecchi; e allora perchè, fatta eccezione forse per la bisbetica "Vieni a ballare in Puglia", tutti si ricordano solo di quel saltellante gioco di parole?
Semplice: perchè Caparezza bisogna ascoltarlo!
E con molta attenzione!
Perchè il rapper di Molfetta non ha mai fatto musica tanto per fare, non ha mai cercato di turlupinare l'ascolto con frasi vuote e significati banali! Caparezza ha sempre qualcosa da dire, e questo, se ai media non sempre va bene, di certo provoca un certo fastidio al grande pubblico, abituato a concentrarsi su singoli innocui e musiche da neuroni in eterna pausa da ipostimolazione.
E temo che le cose non cambieranno neanche in occasione di questa sesta fatica discografica del capelluto rimatore pugliese!
Ciò nonostante io ci provo: "Museica" è un bel disco!
Ooohhh... mi avete sentito?
"Museica" è veramente un bel disco!
Niente... Nobody answer!
Pazienza... Faccio finta di accontentarmi di godere da solo di questo immenso  museo di basi e rime, nel quale ogni canzone lega a sé un'opera pittorica, richiamando in vita artisti che troppo spesso vengono snobbati, peraltro in vesti non sempre confacenti alla propaganda che gli viene cucita addosso dalla disinformazione imperante.
In questo sesto lavoro sulla lunga distanza, Caparezza trova posto per dediche a pittori di ogni epoca (da Dmitry Vrubel a Francisco Goya, da Gustave Dorè a Lucio Fontana e Salvador Dalì) ma anche a molti musicisti che hanno fatto la storia del rock, come il Brian Wilson citato nella stupenda "Canzone a metà", i Cabaret Voltaire di "Comunque Dada" e la miriade di autori tirati fuori dagli scaffali di dischi in occasione di "Cover".
Quasi che questo full-length fosse un modo per esibire la cultura artistica del rapper pugliese- ossia palesare le influenze e gli spunti che dalla storia della musica e della pittura hanno sempre fatto da background alle costruzioni musicali del Nostro- le canzoni si susseguono in un continuo cambio direzionale, in uno sberleffo che quasi sempre c'entra il bersaglio, in un modo di fare rap che sa essere divertente ma non rinnega mai la sua componente critica.
Magari alcune musiche sono troppo assordanti oppure eccessivamente ottuse, ma la capacità dialettica di Caparezza spazza via ogni dubbio sull'estetica dei brani non appena tira fuori la tragicomica storia delle "Teste di Modì", le sbertucciate di "Mica Van Gogh" e "Argenti vive", le intemerate acide di "Fai da tela" e "Troppo politico", e via discorrendo.
Certo, per capire di cosa stia parlando il rapper di Molfetta bisogna saper ascoltare, informarsi, accendere il cervello: tutti sport dei quali in Italia abbiamo dimenticato le regole!
Sarà per questo che quando ad una persona viene chiesto "Conosci Caparezza?", di solito la risposta suona tipo "Ah, quello di sono fuori dal tunnel el el el del divertimento o o o". Sarà per questo che la cultura musicale italiana è così scarna e trascurata! Sarà per questo che se ad un fruitore del mezzo radiofonico viene chiesto "Tu che musica ascolti?" la lapidaria risposta sarà "Mah, un po' tutto..." Sic! Voto:7,5

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