Mercury Rev - (2001)
Persi altri due pezzi pregiati della line-up- la flautista Suzanne Thorpe ed il batterista Jimy Chambers- per chiudere (o quasi...) in bellezza una carriera altalenante ma intensa, i Mercury Rev decidono di omaggiare il lavoro di Phil Spector e Jack Nitzsche, offrendo al proprio pubblico un album infarcito di accompagnamenti sontuosi, sempre in bilico tra poesia e sogno, incommensurabilmente attratto da quel capolavoro che è stato "Deserter's Song".
Certo, rispetto al suo predecessore, "All Is Dream" si limita a vivere quasi esclusivamente di rendita e fornire una prova che si aggrappa più al sistema nervoso dell'ascoltatore che a qualità intrinseche alle musiche. D'altra parte il raffinato impasto dell'iniziale "The Dark Is Rising", le tenui e volatili atmosfere di "Tides to the Moon" e la ayersiana "A Drop in Time" non possono non attirare l'attenzione, sconvolgere i punti di riferimento dell'ascolto, fare propria l'attenzione in maniera delicata ma puntuale.
Se c'è, però, un brano che può fungere da punto di riferimento per tutta la track list, questo di certo è "You're My Queen", trip onirico di una forza inaspettata e lussureggiante, forte tra l'altro di un posizionamento in scaletta che ne esalta i gusti rock e la forza persuasiva.
Dopo "All Is Dream" ci sarà ancora spazio per i Mercury Rev per sperimentare qualcosa e provare a creare arte.
"The Secret Migration" (2005) sfronderà parecchie asperità nella scrittura del gruppo di Jonathan Donahue, risultando più floreale e leggero rispetto al binomio di album che lo hanno preceduto. "Snowflake Midnight" (2008) si dimostrerà invece più confuso e fumoso, quasi che molte delle idee del passato della band americana si trovino a coincidere all'improvviso in un unico ambiente sonoro senza sapere come rapportarsi l'una con l'altra.
Non ci fossero stati "Yerself Is Steam" e "Deserter's Song", il mondo della musica sarebbe incredibilmente più povero! Di questo bisognerà sempre essere grati ai Mercury Rev!
Voto:6
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