2015-02-16

X

recensione di x di chris brown

Chris Brown - (2014)


Visto quanto da me scritto in tempi non sospetti riguardo a mode ed a personaggi costruiti a ad uso e consumo dei media, c'è la minima possibilità che un disco tendenzialmente infighettato come "X" possa piacermi?
Ovviamente... sì!
Se no, che ve l'avrei chiesto a fare?

Chris Brown, 26 anni, dieci dei quali nel mondo della musica da discoteca- ossia, per essere più precisi, da club!- è alla sua sesta pubblicazione sulla lunga distanza. Ed è davvero un gran bel sentire!
Sound modaiolo ma con pochi eccessi sia per quel che riguarda i volumi che in quanto ad effetti, una discreta voce a rendere il tutto più caldo ed accogliente, e vaghe reminiscenze jacksoniane ("Add Me In") e stevewonderiane per far diventare l'estetica dei brani terribilmente familiare.

Insomma, le condizioni per un album dalle buone prospettive ci sono tutte.
E quel paio di brani dal tiro micidiale che ne contornano la struttura di base non fanno che aumentare questa sensazione di completezza e gusto nelle scelte stilistiche.
Parlo, ad esempio, della title track, brano dall'estetica acidula e ricca di coloriture, capace di prendere in contropiede l'ascoltatore frenando proprio quando ci si sta preparando al decollo e portando l'attenzione a concentrarsi quasi esclusivamente sulle textures, lasciando perdere la vacuità nel significato testuale.
Meno bene fanno i brani più rhythm n'blues, banali down-tempo che navigano in ambiti vicini al rap senza riuscire ad intercettare un flow degno di attenzione.
Non a caso sono proprio canzoni come "Loyal", "New Flame" e "Songs on 12 Play" a frenare il piacere dell'ascolto, probabilmente più a causa della difficile coesistenza con i brani più ballabili che per vere e proprie carenze oggettive. Si tratta di pezzi piuttosto banali, di certo ben fatti e discretamente bollenti sotto il profilo del pathos, ma anche un po' troppo legati a standard ormai ampiamente digeriti.
Qualcosa di più si riesce ad ottenere da un episodio oscuro e primitivo come "Drown in It", ma poi la solfa torna ad essere quella dei due, tre brani precedenti, portando piuttosto velocemente la sensibilità a scovare il più grande limite di "X": la prevedibilità!

Affascinante e perfettamente contorto nelle sue prime tracce, questo sesto lavoro sulla lunga distanza firmato Chris Brown tende a perdersi in una prolissità mal gestita e in brani che sembrano succedersi senza che ci sia un vero punto di stacco tra l'uno e l'altro.
Così, anche quando la situazione sembra sfuggire al controllo dell'ascoltatore- ossia alle sue aspettative- come nel caso delle tastiere dal gusto eighties di "Time for Love" oppure delle strambe scampanate di "See You Around", in realtà il contesto non permette vere e proprie variazioni tematiche, riportando velocemente l'emotività ad occuparsi del filo conduttore del full-length.
Detta così, potrebbe sembrare un qualcosa di non disprezzabile; ed è effettivamente questo il nocciolo del problema!
Se non fosse che una track list elaborata sulla distanza delle diciassette tracce mette a dura prova la pazienza dell'ascoltatore, pronto in più di qualche occasione a dedicarsi ad altro per far passare il tempo in maniera più costruttiva, di certo "X" potrebbe ambire ad un posto nella storia del pop nero statunitense!

Mi si permetta un ultima considerazione: visto il campionario in esame, che senso ha mettere un pezzo come "Fine China" in fondo alle bonus tracks?
Voglio dire, non si tratterà di una prelibatezza musicale, ma rispetto ai molti riempitivi che formano lo scheletro del disco, di certo avrebbe fatto la sua sporca figura.

Sommando il tutto, si può affermare senza troppi problemi che "X" sia un buon lavoro, pensato, organizzato ed espresso decisamente bene.
Manca un po' di misura e concretezza ma, vista la concorrenza che c'è in giro, possiamo tenercelo buono anche così com'è!
Voto:6,5

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