2015-08-31

Anybody Wanna Buy a Heart

recensione di anybody wanna buy a heart di k michelle

K. Michelle - (2014)


Volete conoscere una delle poche star mediatiche dell'ultimo periodo a non essere passata per il piccolo schermo prima di intraprendere la carriera discografica: Kimberly Michelle Pate!

Gran talento, voce mirabile, evidenti carenze compositive... vista così, la K. Michelle che si mostra al suo pubblico con il secondo lavoro in studio non sembra poi così distante dalla massa informe di colleghe che cercano di scipparle la scena con scappatoie legate al puro appeal mainstream. Eppure la cantante di Memphis ha davvero qualcosa in più della concorrenza poppista!
Lo ha già dimostrato con il disco di debutto, partendo dallo scomodo ruolo di perfetta sconosciuta, sponsorizzata sì da Missy Elliott, madrina della Nostra per il primo singolo ("Fakin' It"), ma per lo più ignota al circo mediatico. Lo dimostra in maniera meno prorompente ma pur sempre incisiva con questo bis discografico, miscuglio a dire il vero piuttosto eterogeneo e non sempre lucido di pop, rhythm n'blues, soul, tendenze hip-hop e schegge sintetiche che strizzano l'occhio al mercato.
Certo, proprio queste ultime sembrano l'anello debole della variopinta catena (poco) creativa che la cantante statunitense offre al proprio pubblico: sia "Love 'em All" che "Going Under", primi momenti plastificati del full-length, lasciano un po' il tempo che trovano a causa di un'estetica piuttosto anonima e di una carenza di personalità abbastanza pesante.
K. Michelle piace molto di più quando si scopre ammiratrice di Amy Winehouse ("Judge Me") oppure quando, macchinosa ma decisamente sexy, si lascia andare a ritmi più blandi ed accompagnamenti più delicati come nel caso della caruccia "Cry". Chiaramente i testi sono un po' quello che sono, la solita accozzaglia di propensioni ai sentimenti buoni e vagheggiamenti amorosi, ma da questo punto di vista è difficile dare addosso alla cantante americana: così fan tutti... tanto vale farsene una ragione!
Quindi ci teniamo stretti momenti limpidamente sinceri come la ballata "How Do You Know?"- forse un po' troppo adeliana nella forma...- la delicata "Hard to Do", il rigurgito delle Supremes contenuto in "Build a Man" e la saltellante "Something About the Night"; tutti brani che nulla aggiungono a quanto già sentito una miriade di volte in passato, ma che almeno riescono a mettere in risalto la voce prestante ed eclettica di K. Michelle, costringendo l'ascoltatore a prestare attenzione al full-length almeno di tanto in tanto.

Diciamo che, se la cantante di Memphis fosse capace di concentrare tutte le sue energie sugli episodi più convincenti del lotto e riuscisse ad osare un po' di più dal punto di vista della scrittura, la possibilità di ritrovarci un domani con un album veramente bello non sarebbe un'utopia.
Per ora K. Michelle rimane una delle proposte più interessanti dell'ultima generazione di cantanti votate alla pura vendita. Non basterà per una sufficienza piena ma, visti i tempi, possiamo anche accontentarci...
Voto:5,5

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