Nicki Minaj - (2014)
Il nome di Nicki Minaj mi colpì per la prima volta qualche tempo fa, quando su un sito di recensioni ben più letto del mio, un critico che ammiro parecchio scrisse che nel firmamento mainstream c'era una sola stella che brillava di luce propria: quella di Nicki Minaj!
Avevo già sentito qualcosa della cantante newyorkese: scampoli di brani, stralci di album... poca cosa, a dire il vero. Però mi ero appuntato il suo nome, convinto proprio da quelle poche righe a seguirne le tracce non appena qualcosa di interessante si profilasse all'orizzonte.
"The Pinkprint"- evidente tributo a Jay-Z!- mi è sembrata un'occasione troppo ghiotta per non approfittarne!
Sono bastati i primi dieci minuti di questo terzo lavoro in studio firmato dall'artista statunitense per rendermi conto di un paio di cose: la prima delle quali è che Iggy Azalea, Azealia Banks e molte altre future (s)comparse del panorama MTV hanno copiato proprio dal suo stile!
Stile che comprende un discreto background pop, molte sciccherie atte a rovistare tra i gusti più immediati alla ricerca di un consenso acritico, fantasie rhythm n'blues ed electro-pop che hanno una marcia in più rispetto alla concorrenza ed un rap sfruttato con una qualche eleganza, senza strafare in quanto a tecnica o contenuti ma anche abbastanza sobrio ed asciutto da meritarsi un minimo di considerazione.
Sì, perchè "All Things Go", I Lied" e "The Crying Game" racchiudono l'essenza del lavoro di Nicki Minaj, la sua struttura compositiva- evidentemente attratta da quanto fatto negli ani '90 da gruppi come Sweetbox e, più avanti da astri estemporanei come Lumidee- e la sua anima estetica. Certo, rispetto alle mode del passato la formosa cantante newyorkese ha il merito di fare tutto da sola: rap, cantati e quant'altro. L'unica componente fuori dalla sua giurisdizione è la produzione, affidata ad una moltitudine di nomi più o meno noti e, nonostante questo, abbastanza coerente lungo tutto il full-length.
Il resto di "The Pinkprint" ha poco da aggiungere a quanto si può sentire nella prima manciata di tracce: sì, ci sono un po' di saliscendi qualitativi- in su "Want Some More" e "Buy a Heart"; in giù la sciocca "Anaconda", la collaborazione con Ariana Grande in "Get on Your Knees" e qualche eccesso pianistico- ma tutto sommato la tendenza del disco a replicare continuamente sé stesso come nella migliore tradizione mainstream c'è e si sente!
Quanto basta per incuriosire? Direi di sì.
Per qualcosa di più, però, bisogna iniziare ad inventare, a lasciare la fantasia libera di scorrazzare senza i limiti imposti dal mercato. Questo è un passo che Nicki Minaj non farà mai. E proprio per questo la sua luce prima o poi è destinata a spegnersi!
Voto:5,5
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