2024-12-10

Musica per un incendio

 


Mario Castelnuovo – (2014)


Quando parte “Annie Lamour” il primo pensiero è stato: toh, De Andrè canta Branduardi.

Poi arriva “Mandami a dire” e scatta nella mente un subdolo: toh, De Andrè canta De Andrè.

Però, un attimo, stiamo parlando di “Musica per un incendio”, undicesimo album di Mario Castelnuovo: qualcosa non torna!

Perchè un cantautore navigato ed esperto, nei primi due brani di un album a doppia cifra deve essere così smaccatamente qualcos’altro da sé? In realtà la risposta non la so. Posso immaginare che c’entri un certo background, ossia che la scuola cantautorale italiana in qualche modo un segno lo lasci che lo si voglia o meno. In realtà, a fine disco, dopo che altre tracce hanno saputo esporre la poesia un po’ raffinata e un po’ casereccia del cantautore capitolino, la risposta più probabile è semplicemente che Mario Castelnuovo è stanco.

No, non in senso fisico, intendo dal punto di vista artistico. Brani come “Gli amanti” oppure “Fessure di cielo” tradiscono un po’ questa specie di aridità motivazionale: laddove la poesia rimane asciutta e ben scolpita, il senso delle parole- e delle musiche- sembra un po’ perso nell’idea di aver già detto tutto quello che c’era da dire.

E’ solo un’impressione, ovviamente. Anche perché altri momenti del disco- su tutte la stupenda “A Certaldo fa freddo”- fanno acquisire allo stesso una freschezza e una leggiadria tutt’altro che indifferente. Si tratta però di una sparuta minoranza, a tutti gli effetti non abbastanza per risolvere il dubbio che “Musica per un incendio”- uno dei titoli più belli mai dati ad un disco!- sia un po’ l’epitaffio di una carriera, quel aggiungere qualcosa quando ormai da aggiungere non c’è niente.

Certo, una “Torna a casa Lessie” messa tra “Gli innamorati coi capelli bianchi” e “Genevieve” fa scorgere una certa tendenza alla goliardia e un po’ smorza quel senso di sonnolenza fatalista dei brani limitrofi, però anche qua siamo appesi all’episodio fuori dagli schemi, al momento burlesco inserito nel grigio delle passioni che lo circondano.

“Musica per un incendio” non è un album disprezzabile. Anzi, ha momenti di sano rilassamento estetico e coinvolgimento emotivo. Però suona come un lavoro finito, privo di prospettive e questo a lungo andare sull’ascolto pesa un pochino. Che poi trovarsi arrendevoli e affascinati sulle note di un brano al limite del commovente come “Trasteverina” penso sia il modo migliore per chiudere il sipario su una carriera- anzi più carriere: si tratta dell’ultimo album prodotto da un monumento della musica leggera italiana come Lilli Greco- lunga, solida e, per quanto non premiata a dovere dal grande pubblico, immagino ricca di momenti emozionanti.

Voto:6

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