2012-04-30

Below the Lights

recensione di below the lights degli enslaved

Enslaved - (2003)



Passa qualche anno- e qualche disco non entusiasmante- e ritroviamo il gruppo norvegese completamente cambiato. Il black metal è un lontano ricordo che soltanto ogni tanto si ripresenta sotto una forma ambigua e poco chiara; gli Enslaved che si affacciano al mercato discografico con "Below the Lights" sono in tutto e per tutto una band progressive metal!
Lo dimostra senza possibilità di discussioni "Queen of Night", un brano che fa sì trasalire ma per la morbidità con cui parte, leggiadra e primaverile, con un piglio acustico ed un flauto birichino. Poi certo, arrivano le chitarre, i riff, qualche urto degno dei primi selvaggi vagiti musicali della band ("Ridicule Swarm") ed inquietanti messe in scena vichinghe dal gusto gotico, già assaporate qualche volta in passato ("Havenless").
Ma sono le progressioni barocche che si possono apprezzare nella già citata "Queen of Night"- ma anche nella torbida apertura di "As Fire Swept Clean the Earth" e, più timidamente, in quasi tutti i brani- ad attirare l'attenzione, sia per l'insospettata qualità di scrittura e rappresentazione strumentale che per la pessima produzione che accompagna il tutto.
Le strutture tematiche scelte dal gruppo norvegese valicano gli standard black per forgiare un nuovo miscuglio sonoro, improntato a creature variegate e multiformi, qualche volta un po' scolastiche nella messa in pratica strumentale, ma il più delle volte sbalorditive per efficacia e trasporto. D'altra parte, un sound così elegante e vivace meritava sicuramente un trattamento migliore rispetto all'oscura ed impenetrabile produzione che ne avvolge e mortifica il senso.
Richiami ad altre realtà affini come i Voivod non fanno altro che aumentare la stima per una band coraggiosa, capace di sfidare il mercato monolitico del black metal (e pigliarsi immediatamente l'appellativo di traditori!) per allargare la propria visione musicale e provare ad oltrepassare i limiti che il metal estremo si è sempre (im)posto.
Non siamo ancora a livelli entusiasmanti- insomma, "Isa" sarà tutta un'altra storia!- ma la direzione nella quale svoltano gli Enslaved con questo album è di quelle che non permettono ripensamenti, che non lasciano ulteriori possibilità di redenzione, e per questo merita una chance! Voto:6

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