Elvis Costello - (1981)
Altro cambio di rotta: si va tutti a Nashville! Nella sede di maggior prestigio del rock n'roll vecchia maniera, Costello riscopre il gusto di suonare il country, il rock grezzo e ruvido degli anni '50 e qualche ballata (esageratamente?) melensa.
L'iniziale "Why Don't You Love Me" alza immediatamente i decibel e l'adrenalina, ma è questione di poco più di 90 secondi; la seguente "Sweet Dreams" castra immediatamente la foga e fluisce verso un sound intristito e tenero, mentre "Success" si butta sul melanconico, sfruttando i toni bassi di un country che sa di polvere e fattoria.
Per una volta il creatore Costello viene messo in secondo piano per lasciar posto all'utente; l'autore va momentaneamente in standby per lasciar spazio al cantante ed alla sua volontà di espansione interpretativa. Così trovano spazio in questo disco Hank WIlliams, Patsy Cline e Gram Parsons, quasi l'album fosse un viaggio di riscoperta dell'anima bianca della musica a stelle e strisce.
Ciò nonostante "Almost Blue" suona stanco e sfibrato, quasi un album da ricovero. Elvis Costello ci mette l'anima, la cultura ed una buona dose di litigi (soprattutto con il produttore Billy Sherrill) ma non riesce del tutto a convincere l'orecchio ad assecondare le sue velleità onnicomprensive. "Brown to Blue" balbetta non poco, il passaggio da "Too Far Gone" a "Honey Hush" è una stilettata alla schiena ed entrambi i brani avrebbero bisogno di un bel lifting.
Per non parlare poi dell'andazzo artificiale e fuori luogo di "Sittin' and Thinkin'" e della cruda chiusura con "How Much I Lied", uno dei molti passi falsi di una produzione disattenta.
L'impressione netta che si ha all'ascolto è che, se il cantautore londinese non maneggia del materiale esclusivamente autografo, fa molta fatica ad essere una cosa sola con le canzoni, e questo all'ascolto balza all'orecchio immediatamente, appesantendo lo stesso e creando una barriera costante tra l'attenzione ed il gusto.
Per una volta Mr.Costello ha toppato, ma è solo una scivolata estemporanea: da "Imperial Bedroom" torneranno sia la qualità che il piacere. Oltre alla strafottenza, naturalmente! Voto:5,5
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