2012-05-17

Clockwork

recensione di clockwork degli angelus apatrida

Angelus Apatrida - (2010)


Quando uno dei miei fidati fornitori di materiale sonoro mi ha messo in mano il terzo lavoro del combo iberico mi è subito caduto l'occhio sullo stiker appiccicato in copertina: "per i fans dei Testament, degli Overkill, dei Megadeth o dei Metallica classici".
Un brivido ha percorso tutta la colonna vertebrale pensando a degli sconosciuti spagnoli che si paragonano a mostri sacri del genere. In ogni caso mi sono fidato e ho preso il disco. Ebbene, quando si parla di musica derivativa si può tranquillamente prendere gli Angelus Apatrida come esempio!
Sound impeccabile, ci mancherebbe! La resa strumentale è veramente un terremoto di acrobazie ritmiche e riff succulenti. Ma, con tutta la buona volontà, è musica che ha già compiuto la maggior età da qualche anno!
Incazzati e un tantino presuntuosi, i quattro spagnoli hanno studiato bene la lezione dei gruppi sopra menzionati- ma anche degli Annihilator e degli Slayer- e si sono messi d'impegno per riprodurla in chiave moderna, conciata come si conviene visto che l'etichetta (Century Media) è di quelle che contano.
Bene: e poi? Il songwriting dov'è? Qualche idea degna di questo nome? Nulla! Solo devastanti accoppiate ritmiche, un discreto trasporto dato dai vocals tosti di Guillermo Izquierdo e asce che si misurano in un buon contest su schemi obsoleti e vetusti. Questo è "Clockwork", il terzo album degli Angelus Apatrida.
Certo, chi ama il thrash- e in particolare il techno-thrash di matrice Testament, Annihilator o Dark Angel, o più banalmente quello della Bay Area- potrà obiettare che "Blast Off", "Into the Storm" e "Of Men and Tyrants" siano brani complessi, eseguiti con una tecnica invidiabile e sorretti da una produzione pressa poco perfetta. E io risponderei che in questo c'è del vero. Resta il fatto che sono appunto pezzi "interpretati", scritti con in mente i gruppi che del thrash hanno fatto la storia. E non è una pecca da poco, perchè è il motivo fondamentale che rende questo album noioso dalla title track in poi, compresa la spiritosa cover degli Iron Maiden "Be Quick or Be Dead" posta in chiusura.
Insomma, tecnicamente non c'è alcunchè da eccepire: il gruppo spagnolo sa il fatto suo, maneggia il thrash metal con disinvoltura e carattere ma non ha fantasia, non sa (ancora) andare un po' più in là rispetto all'approccio scolastico di questo album.
In ogni caso, per gli amanti del genere il rischio è minimo; per chi invece vuole scoprire nuovi orizzonti la scommessa è tosta, ma si sa mai che maturando qualcosa di buono venga fuori. Voto:5

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