2012-05-17

My Greatest Songs

recensione di my greatest songs di etta james

Etta James - (1992)



Jamesetta Hawkins nasce nel 1938 e a 16 anni è già nella scuderia di Johnny Otis, che la ribattezza Etta James e la fa esordire in duetto con Richard Berry. Da lì in poi per la cantante di origini italiane sarà una vita di musica, eccessi e sprazzi di gloria. E l'onore di essere stata il modello per una certa Janis Joplin, colei che faceva l'amore con il pubblico mentre cantava, e con la quale condividerà la passione per l'eroina.
I dischi originali di Etta James sono pressa poco introvabili, per cui bisogna accontentarsi (si fa per dire...) delle raccolte. La prima delle quali è "My Greatest Songs" del 1992, contenente la hit che più rappresenta la cantante americana: "Tell Mama".
Ma per innamorarsi della verve, dell'esplosività delle corde vocali di Etta James non bisogna attendere di arrivare alla traccia sette. Bastano cinque minuti, il tempo di ammirare il dialogo con i cori gospel di "Something's Got a Hold on Me" e, soprattutto l'attacco di "Sunday Kind of Love", pura lava rovente che sgorga attraverso l'udito per fondere i sensi in un denso ed infinito piacere acustico.
In sedici tracce, questa raccolta riesce a raccontare qualcosa della bionda Etta, ma non tutto. Mancano l'arrembante rhythm n'blues di "Watch Dog" e le dodici battute di "Don't Lose Your Good Thing". In compenso si può godere di spruzzate di gospel e soul nella ciondolante "I'd Rather Go Blind", di scatenate miscele urbane di rhythm n'blues come "Security" e della bellissima "I Just Want to Make Love to You", famosa per essere stata inserita in una nota pubblicità.
E lo stesso vale grosso modo per il doppio cd "The Essential Etta James" edito un anno dopo: più completo ma non ancora esauriente, anzi carente per quanto riguarda la dinamica dell'ascolto a causa dell'aspirazione enciclopedica.
In ogni caso, qualunque sia la fonte del vostro ascolto, non sarà difficile rendersi conto che la voce calda e vibrante di Etta James non ha la squillante potenza di un'Aretha Franklin, nè le connotazioni blues di stampo Motown delle corde vocali di Esther Phillips: è semplicemente un esemplare a sé stante, che dovrà aspettare la seconda metà degli anni sessanta per trovare un ugola degna di paragone.
Intensa, a tratti sexy, sempre e comunque intrisa di una passione palpabile, Etta James è un esempio di cosa era capace di sfornare l'ambiente soul e rhythm n'blues di etichette come la Modern e la Chess. Se "The Essential Etta James" è forse troppo prolisso e pesante, "My Greatest Songs" è un disco bello più che affascinante, godurioso più che interessante, portentoso nei momenti migliori, semplicemente spettacolare in quelli più scialbi: insomma tre quarti d'ora di emozione e piacere! Voto:7,5

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