Eric Burdon & the Animals - (1967)
In principio c'erano i Kansas City Five, poi rinominati Animals. Quelli di "The Story of Bob Diddley", "Don't Bring Me Down" e "I Put a Spell on You", tanto per capirsi.
Dal 1964 al '66 la band inglese incide tre album- più qualche altro pseudo-album per il mercato discografico americano- e un manciata di singoli di successo. Poi il vocalist della band, Eric Burdon, decide di fare da solo: esautora tutti gli altri componenti del gruppo, si trasferisce in California ed inizia a lavorare al suo primo disco solista.
Il risultato non è di peggiori, ma non si tratta neppure di qualcosa di sconvolgente. Il cantante britannico mescola pop e rhythm n'blues, inserendo all'occorrenza fiati e un alcolico rock n'blues e, innondando il tutto con testi allucinati e fuori di capoccia, fa il suo ingresso sul mercato con un lavoro ancora acerbo e non ben rifinito, nel quale si intravedono delle ottime potenzialità ma non si riesce a gustare un prodotto finito.
In compenso le evoluzioni acide di "Losin' Control" e la sottile vena malinconica della conclusiva cover radcliffiana "It's Been a Long Time Comin'" rimettono in pari la situazione, apportando qualità e leggerezza ad un album che iniziava ad essere un po' pesante.
Il primo prototipo burdoniano di psichedelia applicata al pop e mescolata con le influenze americane al primo ascolto appare scolastica, a tratti banale, ma è un passaggio necessario per l'evoluzione che porterà pochi mesi dopo alla pubblicazione di "Winds of Change". Voto.6
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