Eric Burdon & the Animals - (1967)
Cambia tutto: il pop cosparso di fiati scompare magicamente per lasciare spazio ad un rock lisergico, visionario, condito dal superlativo violino di John Weider e dalle intrippanti liriche del front man.
I venti del cambiamento si sentono eccome, così come la cultura musicale di Eric Burdon e le sue radici nere. Emblematiche da questo punto di vista risultano due tracce, oltre al tributo in salsa acida dell'iniziale title track: parlo della stupenda cover dei Rolling Stones "Paint It Black" e del soliloquio di "Man - Woman".
La prima musicalmente, la seconda concettualmente rappresentano i limiti della visione sonora di Eric Burdon: folle, isterico ma al contempo ipnotico ed etereo, il cantautore inglese riesce a cogliere il massimo vertice della psichedelia e lo spirito sessantottino con la forza dirompente dell'arte rock, con la perspicacia e la funzionalità di un attento osservatore del mondo che lo circonda.
Le influenze degli artisti citati nell'apertura di "Winds of Change"- Frank Zappa, Ray Charles, Robert Johnson, Bob Dylan- si sentono in maniera corposa, in alcuni momenti sembrano davvero impossessarsi della scena. Ma il carattere del disco, l'anima peculiare del sound che sgorga dalle casse è tutta farina del sacco di Burdon, vera e propria incarnazione del miglior esperimento di fusione tra il rock americano e quello inglese.
L'estate dell'amore è alle porte e il cantante britannico non solo ne intravede le potenzialità, ma le esaspera, ne risucchia il contenuto elaborandolo in una chiave del tutto personale ed innovativa.
Bisogna ricordarsi che siamo nel 1967: Hendrix non è ancora una leggenda, i Beatles stessi devono ancora far vedere di che pasta sono fatti e tutto il movimento psichedelico aspetta di sorgere come il sole al mattino. Eric Burdon precede tutto questo aprendo la porta ad un movimento che sconvolgerà le coscienze almeno quanto questo disco sconvolge l'emotività.
Lasciarsi trasportare dall'immateriale sound dei nuovi Animals è un piacere che non conosce simili, che non teme il trascorrere del tempo e delle mode; in definitiva "Winds of Change" è un album del quale non si può fare a meno! Voto:9
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