2012-11-09

Far finta di essere sani

recensione di far finta di essere sani di giorgio gaber

Giorgio Gaber - (1973)



Il ritorno ad una forma molto attenta alla canzone- per quanto un po' deficitaria sul piano musicale- e molto meno al teatro, per Gaber coincide con la pubblicazione di un'altra opera cattiva, fortemente critica riguardo a tutto il circondario sociale.
Si parte con uno dei brani più famosi del cantautore milanese, quello che dà il titolo all'album, e, attraverso pezzi nuovi e recuperi di esperienze passate ("Lo shampoo", "Un'idea"), viene fatta una nuova, terribilmente ironica esperienza di disagio a tutto spiano, di carenza di vita proprio laddove si pensa debba essercene per forza.
Vengono presi in mezzo i moti del '68 ("La comune"), la rivoluzione sessuale ("L'impotenza", "Narciso") e quella "intellettuale" ("Il bloccato", "La marcia dei colitici"), le perversioni dell'uomo normale ("Il guarito") e la degradante scala di valori di quello moderno ("E tu mi vieni a dire", "Far finta di essere sani"), incontrando momenti di amore ("Chiedo scusa se parlo di Maria") e di speranza ("La libertà") puntualmente frustrati dalla stessa natura umana ("Quello che perde pezzi").
Giorgio Gaber non improvvisa, ma studia attentamente le abitudini e le voglie dei suoi simili, per deriderle e mistificarle in qualche modo, rendendo il vivere civile una specie di tragicommedia dell'evoluzione sociale. La crisi delle istituzioni non può essere additata a fonte di tutti i mali, se non altro perchè siamo noi a farle le istituzioni e quindi tutti un po' colpevoli di quello che non funziona.
Rispetto al disco precedente, questo manca un po' di linearità e forse inizia ad essere troppo ripetitivo nella continua riproposta di spezzoni vecchi. Ma la qualità dell'invettiva, i testi feroci e sarcastici prodotti dalla mente di Gaber e Sandro Luporini non possono non far fermare il tempo per una meditata e acuta pausa di riflessione.
Questo è il grande merito del disco in questione- come dei precedenti del resto!- ma forse anche il suo limite, laddove diventa l'unico motivo di esistere di un lavoro carente in quanto a musiche ed arrangiamenti.
Con "Far finta di essere sani" si chiude la fase più violenta dell'attacco gaberiano alla società italiana, portando il pensiero su cose pratiche ed allontanandolo dall'ipocrisia di base che regna indisturbata nella mente dei così detti intellettuali. Purtroppo in pochi hanno colto l'insegnamento del cantautore milanese. E ancora oggi ne paghiamo le conseguenze! Voto:8

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