2012-11-02

Girasole

recensione di girasole di giorgia

Giorgia - (2001)



Non c'è niente da fare! La cantante romana cerca di smarcarsi dalla musica leggera ma proprio non ce la fa a darci un taglio netto!
Piazza un intro in stile Erikah Badu, prova a buttar lì una base drum n'bass (per l'imbarazzante "What Is Love"), si rannicchia in un'atra cover storica come "Il cielo in una stanza" di Gino Paoli, scatena Diane Warren per "Parlami d'amore" e Des'ree per "Se ci sei", ma alla fine sfonda l'etere con un'altra ballad abbastanza ignobile come la title track, aiutata per altro da una nota pubblicità.
Per quanto la canzone sia carina e piacevole nella sua leggera freschezza, ha un testo a dir poco infantile! Un verso come "...quando sorridi tu mi lasci senza fiato" non si sente più neanche allo Zecchino d'oro!
Fine, punto e a capo.
Giorgia ha una voce inconfondibile, decisa e tagliente, è capace di sprigionare energia e classe contemporaneamente, di incidere con i suoi cantati l'orecchio dell'ascoltatore come fa lo scalpello con il legno! Eppure non c'è modo di arrivare a mettere insieme un campionario di canzoni non dico importante, ma per lo meno decente!
Un talento come Giorgia non può presentarsi con scombiccherate canzoni come "Io come te", con prodotti elementari (e copiati?) come "Tradirefare", con indecenze elettroniche come "E' la verità" oppure con sussurri banali ed inconsistenti come "Dicembre". L'unica componente che merita di tutto questo popò di schifezze è la voce della cantante laziale. Tutto il resto, dal songwriting agli accompagnamenti, dalla composizione del disco alla produzione (della stessa Giorgia, aiutata da Adriano Pennino) è un disastro senza attenuanti.
Un minimo di credito va ancora concesso alla Todrani, non fosse altro che per la volontà di provarci e per la bellezza di un'ugola come poche. Ma anche la pazienza ha i suoi limiti, e Giorgia li sta percorrendo lungo tutta la loro lunghezza, sbandando troppo spesso verso il baratro di una stroncatura incondizionata. Voto:5,5

Su Graffiti Musicali, di Giorgia potete trovare anche:

11 commenti:

  1. Eppure lei quattro anni prima cantava "C'è da fare"...!

    RispondiElimina
  2. Ma come mai questo disco ha lo stesso voto di Senza Ali che però contiene due gioielli?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A parte che mi sono accorto di aver sbagliato l'anno di pubblicazione: 1999, non 2001... Entrambi gli album sono ad un passo dalla sufficienza, tutto qua. E' il disco nella sua totalità il target del voto, non una canzone o due... anche perchè di lavori con una canzone che riesca a cambiare il valore dell'intero LP ce n'é davvero pochi!

      Elimina
  3. Non mi ero accorto dell'anno sbagliato... più che altro, in questo album tu hai sottolineato che in questo "popò di schifezze" l'unica cosa che merita sia la voce di Giorgia. Io, personalmente, trovo che "Girasole" sia inferiore a "Senza ali" per la banalità dei testi e il filo logico inesistente tra le tracce, mentre almeno in "Senza ali" c'è a tratti...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mah, a livello di testi la differenza è risibile, come accompagnamenti siamo grosso modo là. La differenza la fa proprio l'ugola di Giorgia. Insomma, per farla breve... fintanto che la speranza che prima o poi Giorgia iniziasse a scrivere canzoni decenti era integra, la voce faceva la differenza. Dopo... beh, che te lo sto a dire... :-)

      Elimina
  4. La voce non ha perso tantissimo... la differenza sta soprattutto nel timbro, che inizialmente era più caldo. Sui testi... ogni tanto (ma sempre con l'aiuto di qualcuno) ha dei lampi di genio (esempio: "Gocce di memoria", "Invisibile traccia" per farla breve); solo in casi estremi riesce a tirar fuori qualche trovata interessante da sola, come per esempio le tracce autobiografiche quali "Marzo" (per quanto riguarda il contatto emotivo), "Per sempre", e una del nuovo album che non ti nomino ancora...

    RispondiElimina
  5. "Dimmi che ci tieni": rhythm n'blues o ...funk(?)...? Non riesco a riconoscere il funk.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Occhio a non confondere le cose: il funk, in sé non è un genere. E' più che altro una tendenza che può essere applicata a vari generi. In questo caso al rhythm'n'blues. Comunque non perderti tra generi e sottogeneri... si tratta solo di convenzioni che servono per catalogare la musica: nulla a che fare con una vera analisi critica!

      Elimina
  6. il mio problema è che faccio fatica a riconoscere proprio alcuni generi/sottogeneri ecc.... per quanto riguarda l'analisi critica sono consapevole che il genere non dica nulla della qualità o meno del brano.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E allora, amico mio, l'unico rimedio è... ascoltare! Tanto! Recupera gli album degli anni '60-'70, i dischi di chi le regole musicali le ha scritte. Nel caso sopra esposto, prova a recuperare LP della Stax o della Motown, i Kool and the Gang, gli Sly and the Family Stone, Al Green, Isaac Hayes, James Brown... Pian pianino ti si aprirà un mondo!

      Elimina
  7. Probabilmente "Tradirefare" e "Parlami d'amore" sono state ispirate da "Easy"...

    RispondiElimina