Godsmack - (1998)
Il fatto che la ragione sociale del gruppo di Boston derivi da un brano degli Alice in Chains dovrebbe già far partire un allarme nella testa dell'ascoltatore. Metal? Grunge? Dove vuole situarsi questo progetto nato dalla mente di Sully Erna (appassionato al culto Wicca!)?
Gli elementi presenti in questo primo lavoro sulla lunga distanza portano sì al gruppo di Layne Staley, ma anche alla tradizione garage statunitense, al primo metal britannico (Black Sabbath, Led Zeppelin), distrattamente al periodo psichedelico ed alle mode di diretta derivazione nu metal. Insomma un gran calderone nel quale il sound aggressivo, violento ma in qualche modo familiare della band bostoniana riesce a portarsi in vetta ai pensieri dell'ascoltatore senza troppa fatica.
Avvolgenti, abrasivi quanto basta e tremendamente esoterici, i Godsmack sanno percuotere il sistema nervoso con bordate grezze e facili come "Bad Religion", ammansire gli orfani degli Alice in Chains ("Keep Away") e regalare un'ora abbondante di pura energia.
Sully Erna è capace di abbaiare senza soluzione di continuità ("Immune") per poi aprire la sua voce a melodie che richiamano- si potrebbe dire scimmiottano!- decisamente Layne Staley. Detto ciò è impossibile non rimanere abbagliati dalla potenza dell'iniziale "Moon Baby", dagli incroci tra grunge, heavy metal, hard rock e crossover di brani come "Whatever", "Keep Away" e "Now or Never", quest'ultima evidentemente sulle tracce dei Metallica post-Black Album.
Se poi si nota che riempitivi di scarso valore come "Get Up, Get Out!" e "Time Bomb" non riescono a scalfire la qualità dell'ascolto e che la conclusiva "Voodoo" incuriosisce per le similarità con ambienti psichedelici (in primis la mente vola alla fonte dei Doors, oltre che, ancora un volta, alla musa ispiratrice Alice in Chains), non è difficile rendersi conto del perchè "Godsmack" sia un album dal notevole seguito.
Niente di trascendentale, nessuna novità all'orizzonte, sperimentazione prossima allo zero, ma questo album offre qualcosa di appagante, di vivo, soprattutto a chi non ha mandato giù la dipartita del movimento di Seattle. Insomma, siamo di fronte ad uno dei migliori esempi di sfruttamento musicale dei tempi moderni. Anche questo può essere un merito! Voto:6,5
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