2012-11-20

Music Inspired and Taken from Underground

recensione di music inspired and teaken from underground

Goran Bregovic - (1995)



Uno dei successi della Jugoslavija unificata è stato l'amalgama tra popoli diversi, tra etnie diverse e tra religioni diverse. In particolare attraverso i matrimoni misti.
Poi, dopo il 1992 questo è divenuto il grande dramma dei Balcani. Senza addentrarci in faccende storiche poco pertinenti, questo incipit serve a capire le origini di Goran Bregovic: padre croato, mamma serba e un amore sconfinato per la musica etnica di tutto il bacino dell'ex repubblica socialista.
E per il rock, ovviamente... Tanto da fargli cambiare un po' di gruppi prima di entrare in pianta stabile nei Bijelo Dugme, una delle band più famose in Jugoslavija negli anni '80. Solo una volta chiusa l'esperienza con il gruppo fondato assieme a Zoran Redzic, Bregovic iniziò a comporre colonne sonore, la prima delle quali fa già presagire un binomio intrigante con Emir Kusturica ("Il tempo dei gitani", 1989).
Sei anni (e una dozzina di lavori) dopo arriva l'exploit che porta il compositore di Sarajevo alla popolarità internazionale ed al riconoscimento unanime, nonostante il suo nome non compaia sulla copertina del disco. Si tratta della colonna sonora di "Underground"- regia sempre di Kusturica- una delle più belle musiche da film mai messe su disco!
Bregovic mette insieme tutta la tradizione zingara nella quale è cresciuto, si inventa un paio di brani e regala al mondo uno dei pochi lavori prettamente etnici conosciuti in tutti i continenti. Dalla corsa a perdifiato per ottoni dell'iniziale "Kalasnjikov" al recupero del tema portante nella chiusura del disco passano una serie di fragranze e profumi impossibili da ignorare.
Momenti di pura estasi tzigana ("Mesecina") si mescolano a tese composizioni dal gusto melanconico e triste ("War"), che sembrano non lasciare alcuna speranza all'ascolto, portando l'emotività da uno stato di pura euforia alcolica ad un placido redimersi.
Ci pensano recuperi di un lontano passato come il giochino di "Ringe ringe raja" e la tesa ballata francofona "Ausenzia" a mettere ulteriore carne al fuoco, tirando per i capelli un pathos già al limite dopo pochi minuti di ascolto.
Lascio a voi il piacere di scoprire le altre chicche racchiuse in questa colonna sonora. Non prima però si aver ribadito la bellezza intensa ed accecante, a tratti ubriacante di "Underground", un disco fondamentale per ogni amante della musica! Voto:8

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