Frank Zappa and the Mothers of Invention - (1975)
La formula di "Apostrophe" ha conquistato la mente di Frank Zappa e lui non fa nulla per nasconderlo. Vivace nelle idee, non sempre preciso nell'esposizione, tradendo così un appannamento in qualche modo prevedibile, il cantante di Baltimora ci mette impegno e una buona dose di inventiva, ma alla fine il disco suona come il parente povero del suo diretto predecessore. Che già di suo non aveva convinto proprio!
Gli otto minuti di "Inca Roads" sono probabilmente il solo esempio di miscuglio tra rock, jazz e blues che funzioni in toto di tutto l'album, potendo godere di una superlativa performance alla sei corde dello stesso Zappa e di un solo al sintetizzatore di Cal Schenkel da brividi a profusione. Il resto sinceramente delude!
Certo, momenti di forte intensità artistica come "San Ber'dino" non mancano di lasciare solchi profondi nella mente dell'ascoltatore, ma è altrettanto evidente che non si tratti più della stessa potenza artistica di qualche anno prima, che le emozioni non siano neanche lontanamente paragonabili. Aggressioni che mancano il bersaglio come "Florentine Pogen" ed oscure favole che non ci mettono la dovuta cattiveria come "Andy" sono l'esempio perfetto di un lavoro che dà la netta impressione di essere stato preparato in fretta, sull'onda della frenetica produzione zappiana, senza soffermarsi troppo sull'effettiva qualità della proposta musicale.
Frank Zappa saprà ancora stupire, ma il volgere della seconda metà degli anni '70 sembra aver posto un limite invalicabile alla porzione più ispirata ed efficace della carriera del cantante italo-americano. Voto:5
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