2012-11-07

Wonky

recensione di wonky degli orbital

Orbital - (2012)



"Wonky" è un mondo a sé!
Un cosmo di sensazioni indescrivibili, di sogni ad occhi aperti che si rivelano esclusivamente alla mente, senza badare a qualunque componente fisica possa provare ad intromettersi.
"Wonky" è la prima creatura inedita dei fratelli Hartnoll, tra gli artefici della rivoluzione rave degli anni '90, dopo il loro addio- vabbè, diciamo arrivederci...- alle scene nel 2004. Un ritorno prepotente, equilibrato nella forma ma spaventosamente stiloso nei contenuti, capace di ridare fiato ad un movimento che si stava consumando sotto l'effetto di pasticche di ogni forma e colore.
Si parte aprendo una porta e quello che ci si trova davanti è un corridoio di sonorità che introduce "One Big Moment", una parentesi tra french touch alla Air e passeggiate armoniche ai confini dell'universo. Da "Straight Sun" in poi si entra nella casa del dubstep e del breakcore, in un mondo fatto di chiusure ermetiche e scivoloni in realtà parallele, aperture improvvise e scenari claustrofobici.
Gli Orbital ci mettono fantasia e classe e sfornano un lavoro eccellente, capace di far partire una cascata di sollecitazioni nervose talmente potente e istintiva da non temere rivali in ambito elettronico. Le distese artificiali che si inseguono all'entrata di "Never" rapiscono i sensi e li gettano in pasto alle gocce di sintetizzatori che ne caratterizzano lo svolgimento, assorbendo l'atmosfera fino a farla scomparire, preparando così il terreno per il poker di brani più sconvolgenti e belli del disco: "New France", "Distractions", "Stringy Acid" e "Beelzedub" sono un trip unico, deviante, tremendamente psicotropo!
Nel giro di poco più di venti minuti l'emotività diviene prigioniera, follemente legata alle musiche che man mano si propongono all'udito e che penetrano il cervello come un elettroshock. In particolare il dubstep di "Beelzedub" è un'esperienza talmente soddisfacente da rendere l'ascolto delle ultime due tracce un semplice navigare a vista, nonostante si tratti di due ulteriori stupende costruzioni sonore.
Impossibile non sottomettersi alle accecanti incursioni armoniche di "Stringy Acid", tra i momenti più "rave" del disco, oppure all'inaspettata serie di scintille artificiali che stupiscono e seducono nel percorso acid-house di "Distractions".
I fratelli Hartnoll mettono in pratica molto di quanto imparato nel corso degli anni, intrappolando un decennio di evoluzione elettronica in un album praticamente perfetto. A questo punto, la chiusura del disco ("Where Is It Going?") rappresenta più una provocazione per le nuove generazioni che una vera e propria domanda. Gli Orbital hanno fatto la storia; ora tocca a noi dimostrare di meritarcela! Voto:7,5

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