Jeff Beck - (1985)
Vi ricordate tutto quello che è stato detto riguardo agli ultimi lavori di Jeff Beck: le sperimentazioni fusion, i tentativi di ricamare un rock-jazz di classe, le intromissioni elettroniche e tutto il resto?
Se la risposta è no, andatevi a vedere le recensioni di "Blow by Blow", "Wired" e "There and Back" e poi continuate a leggere.
Fatto?
Bene, adesso dimenticatevi tutto!
Facciamo tabula rasa, diamo un bel colpo di spugna e ripartiamo da zero. Cioè da un pop che trova la sua dimensione naturale negli anni ottanta e che inebria i sensi con ripetizioni ipnotiche e andazzi sexy, un sound sbarazzino ma elegante, intriso di blues quel tanto da non dimenticarsi le radici musicali dal quale proviene e un tocco di ruffianeria che non guasta mai.
Si sente l'apporto di Nile Rodgers (degli Chic), meno quello dei vari Hymas, Appice e Hammer, per un risultato finale che sembra più leggero e disinvolto- ma ugualmente elegante!- rispetto agli ultimi lavori in studio, ma che a ben vedere presenta dei momenti di assoluto splendore artistico. Primo fra tutti una "People Get Ready" scippata a Curtis Mayfield e resa maestosa (come se non lo fosse già!) dal contributo ai vocals di Rod Stewart.
Chi si accingesse ad ascoltare "Flash" deve tenere presente il contesto storico nel quale il disco nasce e si sviluppa; altrimenti alcune sonorità potrebbero sembrare pacchiane e ridondanti (ad esempio "Escape"). A parte questo piccolo particolare, non c'è altro accorgimento da prendere in considerazione: inserite il disco nel lettore e godetevi un'ora scarsa di ottimo pop d'autore! Voto:7
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