Jennifer Lopez - (2011)
Oh mamma, la lambada!
Il ballo "sporcaccione" che aveva fatto impazzire mezzo mondo alla fine degli anni '80 risorge sotto una forma techno-disco molto catchy, ma anche terribilmente kitsch. Il biglietto da visita del settimo album targato J.Lo è un segnale d'allarme piuttosto forte. Certo non come il cattivo gusto di "Louboutins", costato alla bella Jennifer il contratto con la Sony, ma quasi.
Siccome, però, chi scrive è un masochista convinto, andiamo a vedere anche il resto della track list... Evidentemente il vecchio (quasi) rhythm n'blues, le melodie che avevano caratterizzato la prima fase della carriera della cantante di origini portoricane, non funzionano più. Adesso va di moda quel sound dagli ampi richiami techno che ha fatto la fortuna di Lady Gaga: non a caso viene assoldato RedOne come produttore per i brani più smerciabili di questa settima fatica discografica di Jennifer Lopez!
Tanto per capirsi, è la stessa Stefani Joanne Angelina Germanotta (ecco perchè quello pseudonimo lallativo!) a firmare un paio di brani per la collega.
Chiaramente i media generalisti si buttano a pesce su questa nuova favola commerciale: del resto, per quanto ipocrita e fasullo, un traino come "On the Floor" ha un tiro impossibile da ignorare.
Non è certo questa la qualità che ci si aspetta da un album che voglia definirsi tale; ma Jennifer Lopez non ha mai voluto essere un'artista della musica. Il suo obiettivo è vendere e rimanere il più a lungo possibile sulla cresta dell'onda della notorietà. Per farlo sfrutta tutte le armi che le vengono concesse, dalla generosità di madre natura alla ruffianeria più bieca, dallo sfruttamento di ogni produttore che possa garantirle un suono alla moda alla nascita dei gemelli Max ed Emme.
J.Lo è una macchina da soldi: la Island ringrazia, la Sony si mangia le mani! Voto:4,5
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