John Cale - (1972)
Il debutto solista di John Cale aveva stupito per il ricorso a stili e modi piuttosto comuni, si potrebbe anche dire banali, ancorché messi in musica ottimamente. Questo secondo lavoro lascia allibiti ancor di più, ma in senso opposto: ci si aspetta un proseguimento del percorso intrapreso con "Vintage Violence" e ci si ritrova con orchestrazioni avanguardistiche, percussioni sperimentali e un senso di aleatorietà sonora del tutto inaspettato.
John Cale è fatto così, prendere o lasciare!
Il polistrumentista gallese non si accontenta di comporre musica, di esprimere le sue idee e veicolarle verso l'ascolto; il suo obiettivo vero è quello di innovare, di rendere la musica un qualcosa di inedito e sconvolgente, magari non propriamente bello ma di certo inusuale e criptico. Solo così si spiegano momenti come l'iniziale "The Philosopher", perfettamente aderente alla figura espressa nel titolo, e la seguente "Brahms", brano per solo pianoforte che riesce ad imporre all'ambiente un corretto flusso concettuale e la giusta tensione per proseguire nell'ascolto. In tutto l'album c'è un solo episodio piuttosto docile e mansueto, la giocherellona "King Harry".
Alla stessa maniera i tre spiritati minuti di "Days of Steam" spalancano la mente per far spazio ai misteri di "3 Orchestral Pieces", portando splendidamente l'attenzione alle ultime due tracce del disco ed alla chiusura a dir poco maiuscola di "John Milton".
"The Academy in Peril" è un lavoro da prendere a sé, come fosse un'esemplare raro di una forma di vita sconosciuta, un elemento che non riesce ad incastrarsi con quello che gli sta a torno ma vive magnificamente di luce propria, senza alcuna necessità di interagire con il prossimo. Voto:7,5
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