Impaled Nazarene - (2014)
Ve li ricordate quei mattacchioni degli Impaled Nazarene? Ma sì, proprio la band di Mika Luttinen, il gruppo finlandese capace di fare ottimo metal satanico prendendo il satanismo per i fondelli, dimostrandosi irriverente e provocatorio quanto basta per attirare l'attenzione. E forse anche di più!
Noi avevamo lasciato la band scandinava alle prese con il mediocre "Manifest", anno domini: 2007. Nel frattempo il quartetto finnico ha licenziato un altro album ("Road to the Octagon", 2010) e un dvd ("1990-2012"), per deliziare i fans con inusitate bestemmie di stampo sulfureo. Ora, arrivati alla dodicesima pubblicazione di inediti, dopo oltre vent'anni di attività, cosa ci si può aspettare ancora dagli Impaled Nazarene?
Tanta furia black, questo è certo. Ma se fosse tutto qua sarebbe un po' troppo facile, no? Infatti il gruppo di Oulu impiastriccia per bene il classico metal estremo al quale negli anni tutti gli appassionati si sono abituati, ma lo fa con un'imprevedibile tendenza alla ruvidezza di darkthroniana memoria. L'album, sin dall'iniziale "King Reborn", si muove in un continuo sgretolamento del suono alla ricerca di un approccio che mai prima d'ora era stato così perforante.
A questo vanno aggiunte le continue interferenze thrash che di tanto in tanto fanno capolino, un brano mostruoso come "Pathological Hunger for Violence" e una follia che rimanda direttamente l'ascolto a "Tol Cormpt Norz Norz Norz" e "Rapture" come "Sananvapaus". Meritano in chiusura una citazione anche la classe sopraffina di "Dystopia A.S.", la violenza brada della brutale "Kuoleman Varjot" e l'eleganza concettuale della title track.
Il tutto per un album che, se da una parte non può pensare di scalzare dalla memoria i primi fenomenali lavori in studio targati Impaled Nazarene, dall'altra riesce a ripescare una band che sembrava essersi persa dentro il labirinto di accidia e sbruffoneria che stava costringendo il gruppo finnico a costruire orge sonore prive dell'oscura brillantezza degli bei tempi che furono.
Insomma, "Vigorous and Liberating Death" è un gradito ritorno su buoni livelli per una delle band storiche del panorama estremo nordico!
Voto:6,5
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