2014-05-17

Sopravvissuti e sopravviventi

recensione di sopravvissuti e sopravviventi di ligabue

Ligabue - (1993)


Si sa, una delle grandi malattie delle star- soprattutto di quelle italiane!- è l'autocompiacimento. Che sia dovuto all'eterna tendenza dell'uomo- e quello italico in particolare!- di cercare di essere sempre er meio figo der bigoncio, piuttosto che alle spasmodiche attenzioni che i media riservano ad ogni cantante possa anche solo profumare di laute vendite e concerti sold out, fatto sta che anche Luciano Ligabue ci casca.
E pure in malo modo: infilando il mitico Mario un po' ovunque, tanto da renderlo una delle figure più inflazionate delle sue canzoni, perdendosi in scenografie scarne e prive di quella quotidianità tanto apprezzata nei primi due lavori in studio, in personaggi senza arte né parte (la title track: "...siamo ancora che, siamo ancora chi, siamo ancora chi, siamo ancora che ne so..."... mah...) e mettendo in repertorio un prototipo di quella che sarà la ballata per eccellenza del Liga ("Ho messo via"). Insomma, il cantante di Correggio sembra un po' troppo attratto da sé stesso, compiaciuto della sua arte pregressa, tutto concentrato nel citare quanto nel recente passato ha fatto strage di cuori, perdendo quasi immediatamente la bussola della qualità artistica.
Certo, per ora è solo un sintomo di una malattia che Luciano Ligabue si porterà dietro per molto tempo, ma si tratta pur sempre di un'avvisaglia di qualcosa che sta cambiando nel modo di comporre del cantante emiliano. E di certo non in meglio!
Rispetto ai primi due lavori in studio c'è una maggior ricerca- un po' miope, va detto!- per dei temi che escano dal panorama provinciale ("Dove fermano i treni"- con un'entrata fragorosa che illude non poco!- "Pane al pane"), per canzoni che sono solo sbiadite copie di quanto già fatto ("Ancora in piedi", "A.A.A. qualcuno cercasi", "I duri hanno due cuori", con un riff iniziale che sa molto di AC/DC), per testi che si perdono in un chiacchiericcio piuttosto banale ("Lo Zoo è qui", "Piccola città eterna").
In qualche modo si salvano brani come "Walter il mago" e la chitarra a dodici corde di "La ballerina del carillon", ma in confronto a quanto ci si potesse aspettare dopo le favolose prime due prove in studio siamo ben in difetto anche solo rispetto alla normale amministrazione.
Insomma, tra prove generali di successo di massa e autocitazioni spesso piuttosto balorde, Ligabue ci rimette in forma e sostanza; proprio nel momento in cui gli si aprono le porte della celebrità: che sia un caso? Voto:5

Su Graffiti Musicali, di Ligabue potete trovare anche:

Nessun commento:

Posta un commento