Leonard Cohen - (1984)
Leonard Cohen, l'abbiamo visto, è un poeta capace di pubblicare in rapida sequenza tre album strabilianti, bellissimi, caldi e semplici, costruiti su un folk elegante, a tratti cupo, spesso nostalgico.
Ebbene, lo stesso cantautore canadese, una volta assurto a genio della musica d'autore, si perde in mezzo a live concepiti in malo modo ("Live Songs", 1973), album non proprio riusciti ("Recent Songs", 1979) e vere e proprie cianfrusaglie sonore ("Death of a Ladies' Man", 1977), per poi ritornare in auge con un disco che non tutti hanno apprezzato, un gioiello che sul momento è stato compreso da un'infima minoranza di critici musicali.
Il suo titolo è "Various Positions" e si tratta del full-lenght contenente la celeberrima "Hallelujah".
Ma questo settimo lavoro del cantautore nordamericano non è solo il rapimento mistico della canzone poi reinterpretata in maniera sublime da Jeff Buckley! E' anche la leggiadria un po' sbarazzina ma anche raffinata di "Dance Me to the End of Love", la dolcezza di "Coming Back to You" e la profondità concettuale di "The Law".
In una track list priva di punti deboli c'è spazio per la tradizione ("Night Comes on", "The Captain"), per musiche che recuperano certe peculiarità di Crosby, Stills and Nash ("Heart with No Companion") e veri e propri distillati di classe messi in bella mostra sotto forma di ballate ("Hunter's Lullaby", "If It Be Your Will"). Leonard Cohen dimostra di saper giocare, di poter diventare struggente quando le atmosfere lo richiedono e trasformarsi in un vero e proprio poeta nelle occasioni che premettono maggior profondità tematica.
"Various Positions" rimane tutt'ora, a trent'anni di distanza, uno dei dischi più belli mai pubblicati, una specie di testamento del Leonard Cohen maturo che ogni appassionato di musica deve poter amare almeno una volta nella vita! Voto:9
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