2014-12-16

Ravenous Solemnity

recensione di ravelous solemnity dei dephosphorus

Dephosphorus - (2014)


La brutalità in musica si può ottenere massacrando l'udito con ritmiche falcidianti e prive di pietà. Oppure innalzando una coltre di prepotente smania emotiva, o ancora intessendo pareti di suono che non lascino trasparire la minima sensazione positiva.

Ecco, i Dephosphorus riescono nella mirabile impresa di mettere tutte e tre queste caratteristiche in un unico, devastante impiastro sonoro, portando il loro secondo lavoro in studio a suonare come un inferno di metallo sbattuto da tutte le parti ma sempre capace di ritornare al mittente.

Un po' black metal, un po' hardcore, un po' grindcore, la band greca punta molto sulla furia di un songwriting aspro e violento e su ambientazioni tremendamente invadenti e destrutturate.
Le atmosfere di questo secondo full-length di Panos Agoros e soci si abbattono sull'ascoltatore come una belva inferocita, per poi plagiarlo alla propria volontà con una lenta ma inesorabile corrosione emotiva, quasi che le musiche non fossero altro che un pretesto per scavare nelle idee meno salubri, per tirare fuori alla sensibilità le sensazioni più torbide e cattive.
I primi brani del full-length, la truculenta "Reversed into Contraction" e la più ragionata (si fa per dire...) "There Is a Color" servono proprio per stabilire i confini tematici del gruppo ellenico, i limiti entro i quali, se volete affrontare l'album, dovete gioco forza sapervi muovere.
Quanto detto non significa che la band ateniese non sappia tirare fuori dal proprio estro momenti di assoluta pregnanza emotiva, episodi capaci di rapire l'anima con una superba qualità interpretativa, come ad esempio "False Vacuum" oppure la sbandata gotica di "Towards the Cold, Mysterious Infinity".
Chiaramente non ci si può aspettare da una band come i Dephosphorus un continuo ricorso alla melodia oppure un adeguamento allo status quo ottenuto con le prime tracce del full-length. La peculiare realtà di "Ravenous Solemnity" presuppone una continua ricerca del limite, una volta individuato il quale non c'è alternativa all'unico passo successivo possibile: provare a superarlo!
E' quello che fanno i tre ragazzotti greci; e a dire il vero, sembra proprio che lo facciano bene!
O almeno questo è quanto potrebbe pensare un amante dei territori estremi dell'universo siderurgico!
Chi, infatti, non abbia un orecchio già ben allenato alle contorsioni ritmiche ed alle sfuriate chitarristiche tipiche della terra di mezzo tra grindcore e black metal farebbe meglio a stare alla larga da "Ravenous Solemnity"!
Se non per amor proprio, almeno per evitare di giudicare qualcosa che non può che risultare pressoché incomprensibile!
Voto:7

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