Marlene Kuntz - (2013)
Si sa: le cose trascurate si sciupano!
Con il tempo, quasi seguendo una specie di legge di natura, le creature invecchiano, deperiscono a pian pianino muoiono.
Poi tutto si rigenera e nasce sotto nuove forme, facendo sì che l'energia mantenga la sua costanza e le forme continuino ad essere mutevoli.
Così i Marlene Kuntz, che avevamo lasciato ai tempi di "Senza peso", nel frattempo si sono evoluti, lasciando il rock rumoroso degli esordi ad invecchiare in santa pace e spremendo del succo più vario e in qualche modo sofisticato dalle proprie fantasie artistiche.
Ad esempio sono nati progetti paralleli a quello prettamente musicale: la presenza a The Voice of Italy, colonne sonore, teatro. Per quel che riguarda invece l'attività originale del gruppo piemontese, la prima caratteristica che balza all'attenzione non appena la title track inizia ad ondeggiare nell'ambiente, è quella deriva pop già intravista nel disco di una decina di anni prima, che nel frattempo si è trasformata in vera e propria vocazione, tanto da rubare la scena immediatamente e non lasciare spazio ad alcunché di estraneo, se non qualche furbesca e fugace sbirciatina ai Marlene Kuntz che furono, come nel caso de "Il genio (l'importanza di essere Oscar Wilde)".
Si ascolti ad esempio "Catastrofe", quadretto in bianco e nero di un'eleganza mirabile e perfettamente a suo agio nelle ambientazioni grigiognole di tutto il full-length.
Del resto i Marlene Kuntz sono così: prendono in prestito la realtà e la rimandano talvolta in maniera cruda, talaltra in una versione squisitamente poetica, sempre e comunque attaccata alla quotidianità con una forza incredibile!
Lo dimostrano le storie contenute in questo disco: la fugace tristezza della già citata "Catastrofe", le ambiguità dell'Osip Mandel'stam dipinto in "Osja, amore mio", le inquietudini di "Adele" e le forzature di "Giacomo Eremita", schianto post punk tremendamente viscido e vanitoso!
Magari a volte troppo spinta in territori ermetici e forse non sempre lucida nelle forme metriche, la qualità dei testi è sempre stata un punto forte della band piemontese. E si sa che saper scrivere canzoni è l'unico modo per sopravvivere all'usura del tempo, al trapasso dei generi e alla memoria del pubblico.
I Marlene Kuntz lo sanno fin troppo bene!
E con "Nella tua luce" hanno dimostrato una volta in più che anche la trascuratezza può avere un suo fascino! Must:"Osja, amore mio".
Voto:6,5
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