2014-12-18

Ognuno fa quello che gli pare?

recensione di ognuno fa quello che gli pare di max gazzè

Max Gazzè - (2001)


La vita insegna che ad un certo punto o si cresce o si muore!
E' una condizione che si ripete di tanto in tanto lungo il cammino degli anni, ma che inesorabile presenta il conto sia che la cosa sia in preventivo che, viceversa, si tratti di un colpo del tutto inaspettato.

Max Gazzè di certo non può dire che i presupposti per un simile salto nel vuoto non ci fossero!
L'album autointitolato, pubblicato pochi mesi prima rispetto a "Ognuno fa quello che vuole?" aveva fatto sorgere più di un dubbio riguardo all'effettiva capacità del cantautore romano di proporre musica di qualità con una qualche continuità. Il quarto lavoro in studio, non solo ribadisce queste perplessità, ma fa sorgere un ulteriore arcano: tra le due scelte sopra esposte, il bassista capitolino sembra scegliere... di non scegliere!
E quindi di darsi anima e corpo ad un declino artistico pressoché inevitabile.

Se mi chiedete da dove derivi un giudizio così tranchant, la risposta viene da sé... dei dieci brani presentati in track list, si salvano giusto un paio di collaborazioni eccellenti come quella con Paola Turci nella stupenda parentesi folk de "Il debole tra i due" e la più sgraziata "Il motore degli eventi" con Carmen Consoli.
Tutto il resto del campionario latita parecchio, mettendo bene in evidenza l'incapacità del cantautore italiano di reinventarsi, di riscoprirsi artista capace di mettere nuova carne al fuoco.
"Ognuno fa quello che gli pare?" si perde in laconiche litografie dai toni melensi ("Niente di nuovo"), pallidi tentativi di riportare il sound al centro dell'attenzione ("None era previsto") e tanta sana speculazione metrica d'ampio respiro, buona per esercizi di puro onanismo dialettico ma decisamente pesante se valutata all'interno del contesto del full-length.
Musicalmente parlando l'album non riesce ad andare oltre una parzialità piuttosto povera di stimoli, forte di sporadiche trovate a dir poco geniali, ma anche troppo autocompiacente e calibrata solo ed esclusivamente su quanto già proposto da Max Gazzè in passato.

Insomma, il bassista romano sembra tenerci un sacco ad immedesimarsi nel perdente dai gusti raffinati, a fare l'isolato propagatore di idee inaccessibili. Mi chiedo allora perchè togliergli questa soddisfazione!?! Must:"Il debole tra i due".
Voto:5

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