2015-02-16

Our Endless War

recensione di our endless war degli whitechapel

Whitechapel - (2014)


Potenti, tecnici, a tratti addirittura dinamitardi, al passo con i tempi, capaci di discrete trovate scenografiche... ma allora questi Whitechapel meritano una buona valutazione!
Mmhh... e se vi dicessi che sono anche tendenzialmente derivativi, in qualche momento musicalmente logorroici, spesso troppo attaccati ad un metodo di fare metal estremo che di estremo non ha niente, cosa direste?
Che in fondo, forse, "Our Endless War" non merita poi tutta questa attenzione.

La verità, per come la vedo io, sta esattamente nel mezzo!
E per rendersene conto non serve neanche fare chissà che sforzi: la title track, posta in apertura di full-length, immediatamente dopo la pregevole introduzione, mette in evidenza piuttosto bene tutti i pregi ed i limiti della proposta sonora della band americana: tanta muscolarità, buone capacità strumentali, un ideale compositivo che riesca ad intercettare il gusto degli appassionati senza turbare più di tanto chi trovasse troppo scorretto appellarsi ad un metal incattivito per provare qualche emozione fuori dal comune; ma anche poche idee degne di nota, un modus operandi che non ci mette molto a diventare prevedibile e la solita tendenza ad attingere dagli ambienti meshuggahiani.
Insomma, "Our Endless War" sembra il classico album che piacerà ai fans del death metal più moderno e farà rabbrividire i puristi; ossia il perfetto esempio di full-length apprezzato dagli ascoltatori estemporanei e da chi veda nella pura esibizione tecnica qualcosa per cui valga la pena sbottonarsi, ma non scalfirà il gusto dell'ascolto in chi sia più propenso a glorificare la novità, il gusto per l'ignoto, il piacere della scoperta.
Questo perchè, nel giro di dieci tracce, gli Whitechapel alternano senza soluzione di continuità momenti in qualche modo interessanti ("Mono", "Worship the Digital Age", la conclusiva ed affabulatoria "Diggs Road") a vere e proprie pantomime del gruppo di Fredrik Thordendal ("The Saw Is the Law") oppure ad episodi stucchevoli e poveri di pathos ("Let Me Burn", "Blacked Out").
In tutta sincerità, voglio continuare a concedere credito alla band di Knoxville, se non altro per premiare la continua crescita qualitativa che ha caratterizzato le ultime pubblicazioni di Phil Bozeman e soci.
Certo, per riuscire a staccarsi definitivamente dalle residue perplessità nei riguardi del combo statunitense, ci vorrebbe un deciso salto di qualità, un album capace di dimostrare che gli Whitechapel sono anche sostanza e non solo forma.
Il gruppo è giovane e le possibilità di maturare rimangono integre ed in attesa di conferma. Solo il tempo saprà dare qualche risposta alle domande che "Our Endless War" pone in essere.
Nel mio piccolo, me la sento di aspettare fiducioso... almeno fintanto che la pazienza regge...
Voto:6

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