2015-02-12

747

recensione di 747 dei lady antebellum

Lady Antebellum - (2014)


Molte volte in passato il bastian contrario che vive in me ha preso di mira dischi reputati dalla maggioranza come belli o addirittura ottimi, massacrandoli di critiche e facendoli colare a picco. Per una volta il meccanismo funziona esattamente al contrario!
Vero, i Lady Antebellum sono una realtà per lo più commerciale, votata quasi esclusivamente a trovare posto sulle riviste patinate e una propria dimensione all'interno dello star-system. Però bisogna anche ammettere che "747", sesto album del trio di Nashville, ha qualcosa di straordinariamente attraente!
E capire di cosa si tratti non è neanche poi così difficile!

Sin dalle tracce iniziali, ossia dalla ruffiana opener "Long Stretch of Love" e dalla banale messa in scena di "Bartender" è evidente la tendenza della band americana a cavalcare temi musicali già mandati a memoria da un bel po' di tempo. Però è proprio questo il succo del discorso: i Lady Antebellum propongono un sound rassicurante, piacevole proprio perchè facilmente riconoscibile, a maggior ragione se siete fans della band statunitense, visto che molte delle idee espresse in "747" altro non sono se non riproposizioni di quanto fatto in passato.
Per capire cosa intendo basta porre un minimo di attenzione a brani come la title track, a lenti del calibro di "Lie with Me" e "One Great Mistery", oppure a brani completamente avvolti attorno ad una tradizione radiofonica difficile a morire come "Down South" e "Just a Girl".
Insomma, i Lady Antebellum sono dei banalizzatori musicali, su questo penso non ci siano dubbi!
Però si tratta anche di una band sinceramente paracula, di un gruppo che non ci tiene a mostrarsi per qualcosa che non è- la scintillante cover sembra piuttosto indicativa!- ma placidamente veleggia tra le certezze di un sound infallibile e le ovvietà di musiche che hanno fatto il loro tempo.

Chiaro, viste le premesse è difficile pensare di premiare "747" con un giudizio più che sufficiente, però deve essere ben chiaro il fatto che chi fosse attratto da un country-rock legato mani e piedi ad un pop facile ed immediato, quasi infantile nelle sue costruzioni metriche, di certo non rimarrà deluso da questo sesto lavoro di Charles Kelley, Dave Haywood e Hillary Scott.
E' proprio per questo motivo che, pur non potendo definirmi un seguace dei Lady Antebellum, in qualche maniera vorrei difendere il trio di Nashville dalle sonore stroncature che vedo in giro per l'etere.
Insomma, questi tre ragazzini praticamente non fanno nulla; però si tratta di un nulla che in qualche modo merita una possibilità di esprimersi!
Voto:5,5

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