2015-08-30

A Map of Our Failures

recensione di a map of our failures dei my dying bride

My Dying Bride - (2012)


Rieccola tra noi!
Oscura e decadente, bella come nei momenti più macabri del suo ormai ventennale tormento, la Sposa morente è tornata!
E forse così morente come nel caso di questo undicesimo lavoro in studio, non l'avete mai vista!

Aaron Stainthorpe ha dato sfogo a tutta la mortifera classe di cui dispone per dare alla luce il degno successore di "The Angel and the Dark River"!
Finalmente!
Pochi passi a tastoni, nel buio pesto della più lenta e sepolcrale vacuità ed ecco che i My Dying Bride tornano ad essere la macchina trita sentimenti che avevamo apprezzato una quindicina d'anni fa. "Kneel Till Doomsday" rappresenta quel afflato di depressione che tutti si auguravano prima o poi tornasse ad opprimere i sensi, a far naufragare ogni singola stilla di ottimismo, a percuotere l'emotività con la forza propulsiva del doom metal più catacombale e scorribande death capaci di smuovere dal torpore anche i sensi più restii a farsi coinvolgere.
"The Poorest Waltz" non fa altro che accentuare queste caratteristiche, portando il sound del gruppo scozzese a diventare ancora più infimo e mortifero, perfetto viatico per la disperazione, ideale porta d'ingresso verso quel loculo entro il quale "A Tapestry Scorned" e "Like a Perpetual Funeral" sapranno accomodare i sensi dell'ascoltatore ed inchiodarli alla loro responsabilità.
Di quale responsabilità sto parlando? Di quella che grava sulle spalle di chiunque pensi di approcciarsi ad un full-length come "A Map of All Our Failures" senza le dovute cautele!

Questo undicesimo lavoro in studio firmato My Dying Bride non è un'esperienza da prendere alla leggera, come si trattasse dell'ennesimo capriccio di una band eccessivamente attratta dalle tenebre! Il rischio- ca va sans dire...- è quello di perdersi nelle fitte ragnatele emotive che Aaron Stainthorpe fila con maestria, ossia di ritrovarsi, d'un tratto, rassegnati ad una fine inevitabile, mai come questa volta impossibile da procrastinare!
La seconda parte del full-length non riesce ad amplificare queste emozioni, preferendo viaggiare su standard più usuali e perpetuare quel senso di stanca agonia che emana dalle prime tracce. Che sia per pietà nei riguardi dell'ascoltatore o per puro scrupolo artistico, poco importa! L'unica cosa che conta è che "A Map of All Our Failures" allungherà la sua mano fredda ed ossuta e vi porterà al limite del crepuscolo,  faccia a faccia con il baratro che avete dentro. E poi vi lascerà lì, in preda ai vostri incubi, liberi di scegliere tra una dolce discesa nel loculo che vi attende o una resa incondizionata all'oscurantismo della vita.

Non so se i My Dying Bride sono riusciti in passato a fare qualcosa di meglio o di più bello: quel che è certo è che "A Map of All Our Failures" rappresenta quel incontro tra il talento puro della band scozzese ed il più attuale desiderio di fine che vi possa venire in mente.
Per i fan della Sposa morente, un sogno- o magari sarebbe meglio dire... un incubo...- che diventa realtà!
Voto:7,5

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